cultura

Al Museo Faina inaugurata "Volsinio capto", mostra sulla conquista romana dell'Orvieto etrusca

sabato 7 settembre 2024
di D.P.

Ricompone i frammenti di una vicenda storica eccezionalmente conservatisi. Un episodio centrale nella storia dell’Etruria come la conquista di Velzna – l’odierna Orvieto, l’ultima città-stato etrusca a cadere in mano romana negli anni 265-264 a.C. – raccontato, a partire dalle sue cause, da uno storico bizantino, Zonara, che scrive lontano dagli avvenimenti, ma avendo a disposizione fonti storiche andate perdute. È la mostra "Volsinio capto. 265-264 a.C.", inaugurata sabato 7 settembre e visibile fino a domenica 8 dicembre negli spazi del Museo Etrusco "Claudio Faina".

"Lo storico – ha spiegato il curatore, Giuseppe Maria Della Fina, autore del catalogo pubblicato da Palombi Editore che include testi scientifici di Claudio Parisi Presicce, Monica Ceci, Francesca de Caprariis ed Anna Maria Rossetti – narra le sconfitte inanellate da Velzna nei confronti di Roma che costellarono i decenni iniziali del III secolo a.C. e che portarono a una delegittimazione delle classi dirigenti locali e a un rivolgimento violento degli assetti istituzionali e sociali. L’aristocrazia, allontanata dal potere, chiese nel 265 a.C. l’intervento dell’esercito romano.

Che, dopo un lungo assedio, nell’anno successivo, arrivò a saccheggiare la città e a trasferire forzatamente gli abitanti superstiti sulle alture attorno al Lago di Bolsena. Uno degli interventi più duri effettuati da Roma all’interno della penisola italiana. La spiegazione si può trovare nella volontà di vendicare un console, ucciso durante l’assedio, e soprattutto di inviare un messaggio a tutte le altre città-stato etrusche in un anno in cui Roma iniziò il confronto con Cartagine per il controllo dei traffici commerciali che avvenivano nel Mediterraneo occidentale. 

Il 264 a.C. è, infatti, l’anno d’inizio della Prima Guerra Punica. La presa di Velzna si deve al Console Marco Fulvio Flacco che celebrò quell’evento con un’iscrizione monumentale incisa sui blocchi di peperino che è stata rinvenuta nell’area sacra di Sant’Omobono, a Roma, vicino ai templi di Fortuna e di Mater Matuta. L’iscrizione, in lingua latina, recita 'Marco Fulvio Flacco, figlio di Quinto, console, dedicò dopo la presa di Velzna' ed è replicata in un’altra iscrizione dello stesso tenore e posizionata accanto". 

Questa eccezionale testimonianza storica, suddivisa attualmente in quattro frammenti è il perno della mostra allestita significativamente ad Orvieto che, insieme alla vicina Bolsena, è erede di quella storia, per iniziativa della Fondazione per il Museo "Claudio Faina" in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Insieme al donario, ritrovato nel 1961, in mostra una testa femminile in trachite realizzata pochi decenni prima dell’evento ricordato, proveniente da "una necropoli di Orvieto" e conservata al Museo di Scultura Antica “Giovanni Barracco” di Roma.

La testa in questione cinta da una corona di edera, che costituisce una scultura ascritta al primo Ellenismo da collegare ad una struttura architettonica come suggerisce la zeppa destinata ad imperniare il pezzo a parete, fu rinvenuta prima del 1893 dall’ingegnere Riccardo Mancini. È stato ipotizzato anche che fosse da riferire alla decorazione scultorea di una porta urbica. La sua eccezionalità risiede nell’iconografia, negli elementi antiquariali, nella peculiare cifra stilistica e nel pregio della sua alta qualità formale dagli esiti estetici ed espressivi suggestivi.

"Questo allestimento – ha sottolineato il presidente della Fondazione per il Museo Claudio Faina, Andrea Solini Colalè dimostra che la sinergia tra enti non solo è auspicabile per realizzare eventi innovativi, ma anche possibile. Lo scopo è quello di offrire un servizio culturale maggiore alla città, anche in vista del Giubileo 2025". Sulla stessa linea, il sindaco e assessore alla Cultura, Roberta Tardani. "La collaborazione con i Musei Capitolini – ha detto – è sicuramente positiva dal momento che si inserisce in questa volontà di costruire sinergie preziose".

"Molto del nostro patrimonio – ha aggiunto Isabella Toffoletti, responsabile della Comunicazione e delle Relazioni Esterne della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, nel portare i saluti del sovrintendente Claudio Parisi Presicce è conservato nei depositi. Ed è importante che esca per essere mostrato. In questo allestimento sono presenti pezzi molto significativi. Il rapporto tra Roma e Orvieto, cruento e feroce nel loro ultimo contatto nell’antichità, è ora invece legame di cultura e di conoscenza, che con la mostra Volsinio capto. 265-264 a.C. riporta in città umbra un momento fondamentale della sua storia".



L'inaugurazione della mostra ha registrato grande successo, con tante presenze tra appassionati di archeologia, ospiti d’eccezione e personalità giunte sia dal mondo istituzionale che da quello accademico, oltre ad alcun autorità militari. Tra gli altri il prefetto di Terni, Giovanni Bruno, il presidente dell'Opera del Duomo, Andrea Taddei, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto Libero Mario Mari, il presidente del Patto Vato 2000 Marco Ciarini, il presidente del Gal Trasimeno Orvietano Gionni Moscetti e il sindaco di Ficulle Gian Luigi Maravalle.

Presenti all’iniziativa anche Luca Pulcinelli, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Giorgio Rocca, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, Alessandro Naso, professore di Etruscologia e Antichità Italiche presso l’Università “Federico II” di Napoli, nonché componente del Comitato Scientifico della Fondazione Faina, Giulio Paolucci, curatore della Fondazione “Luigi Rovati” di Milano. Per la Sovrintendenza Capitolina sono intervenute anche Isabella Damiani, direttrice dei Musei Capitolini, Francesca de Caprariis e Monica Ceci. Per la Fondazione Faina i consiglieri Luca Frosinini e Clelia Petrangeli.