cultura

"Niumonia plays Nirvana" a "ONE. Orvieto Notti d'Estate 2024"

lunedì 22 luglio 2024

Ha ancora senso tornare a occuparsi dei Nirvana e riproporre canzoni che hanno più di tre decenni sulle spalle, concepite e diffuse in un clima sociale e musicale con una temperatura completamente diversa da quella attuale? Secondo i Niumonia, storica rock band orvietana, sì.

Non solo per una questione di ricorrenze (i trent’anni dalla scomparsa di Kurt Cobain), ma per affetto e per la semplice convinzione che quelle note e quelle urla siano ancora in grado di far risuonare qualcosa in chi ascolta. Le corde della memoria, per chi c’era, oppure quelle della curiosità per chi è arrivato dopo, ma riconosce nei Nirvana quell'indefinibile incrocio di rabbia, divertimento, poesia, voglia di sovvertire le regole e di far fischiare i timpani che ha lasciato una traccia indelebile nella musica rock.



"Niumonia plays Nirvana", live concert + storytelling, andato in scena sabato 20 luglio nella suggestiva location del Giardino dei Lettori della Nuova Biblioteca Pubblica "Luigi Fumi" e proposto con grande entusiasmo nella rassegna "ONE. Orvieto Notti d’Estate 2024" da Cantiere Orvieto, è prima di tutto un labour of love di tre musicisti che armeggiavano già con chitarre elettriche e batteria quando Cobain e soci ribaltarono suoni e regole del rock.



Il sottoscritto non è in grado di dare un resoconto accurato dalla tradizionale prospettiva del giornalista in platea che osserva e ascolta quello che succede sul palco. Per il motivo che era appunto sul palco, nel ruolo di storyteller incaricato di inquadrare il periodo e il contesto in cui nacque ed esplose la musica dei Nirvana.

Ma, dal palco, ha visto una platea attenta e divertita, una felice sovrapposizione di persone di età diverse, fans che hanno visto i Nirvana in azione negli anni Novanta e ragazzi per i quali il 1994 è probabilmente una data relativa a una remota era geologica.



Con un minimo di incoraggiamento, non c’è dubbio che molti dei presenti avrebbero replicato volentieri i salti e l’headbanging del video di Smells LikeTeen Spirit, proiettato in chiusura di serata, ma era forse troppo per una location che è pur sempre un ex-convento.



Se i dibattiti fossero ancora di moda, è molto probabile che sarebbe partita una discussione sulla superiorità di “Nevermind” rispetto a “In Utero” (o viceversa), sui meriti di Steve Albini e di Butch Vig, sul grunge e il rock commerciale, in cui nessuno sarebbe stato – giustamente - d’accordo su niente. Per inciso: il dibattito c’è stato, ma ristretto a pochi e dopo il concerto.

Quindi sì, ha ancora senso continuare a suonare i pezzi dei Nirvana. Sono passati decenni? Oh well, whatever nevermind come cantava il poeta.







Paolo Giovanazzi (autore di "Nirvana. Teen Spirit - Le storie dietro le canzoni", Giunti Editore)



Si ringraziano Cristiano Castaldi e Mark Ulano per il contributo fotografico.