cultura

Scoperto un nuovo ciclo pittorico all'interno del Castello di Alviano

giovedì 8 febbraio 2024
di Davide Pompei

Situato su un'altura alla sinistra del Tevere, fra Orvieto ed Amelia, il Castello di Alviano – voluto dal Conte Offredo nel 996, capostipite dall'omonima famiglia che assunse sul territorio cariche sempre più importanti e tenne il maniero fino al 1308, quando fu cacciata dai ghibellini amerini – venne distrutto dai Chiaravalle e ricostruito nel 1495 grazie al figlio Bartolomeo come una sontuosa residenza baronale, con alcune sale decorate da Giovanni Antonio de' Sacchis detto il Pordenone.

Nel 1500 il figlio Bernardino, esperto fonditore, trasformò la fortezza in una fonderia di cannoni tra le più importanti dell’Umbria. Per mancanza di eredi maschi, nel 1543, gli Alviano persero il feudo e cambiarono il loro nome in Liviani. Da quel momento il castello ha perso la sua importanza militare e ha avuto diversi proprietari, partendo dal Marchese Raimondy di Genova per diventare, nel '600, proprietà di Donna Olimpia Maidalchini, sposa di Panfilio Pamphilj.

E, per discendenza, nel 1816 eredità del Principe Don Andrea II Doria Pamphilj Landi. La fortezza, in puro stile rinascimentale, è caratterizzata dal cortile interno con doppio loggiato su cui affacciano numerosi ambienti di pregio. Tra questi la Cappella di San Francesco con una serie di affreschi seicenteschi, di buona fattura, considerati come una sorta di memoria visiva della storia di Alviano. A questi si aggiunge un nuovo ciclo pittorico, appena scoperto dal restauratore Simone Deturres.

A lui il Comune di Alviano ha dato incarico di lavorare agli affreschi che potrebbero raccontare qualcosa di nuovo del palazzo che fu del valoroso capitano di ventura. A seguito di sondaggi terminati nel mese di dicembre, infatti, sono emerse nuove figure che gettano ulteriore luce sulle opere pittoriche contenute nel prezioso edificio i cui affreschi da anni sono tra le maggiori attrattive turistiche di chi viene a visitare il castello.

"In seguito ad alcuni lavori di manutenzione dell'attuale Biblioteca Comunale – spiega il sindaco di Alviano, Giovanni Ciardoabbiamo visto apparire da un muro delle tracce di quello che ci sembrava un affresco. Dato il valore e la forza espressiva degli altri affreschi nelle altre sale del castello abbiamo pensato che fosse giusto andare ad indagare". Di qui il conferimento dell'incarico al restauratore di beni culturali che ha eseguito diciannove sondaggi.

"Credevo di scoprire poco più di uno stemma sopra ad un camino – riferisce – ed invece c'è un intero ciclo pittorico da recuperare. I sondaggi hanno confermato la presenza di un esteso apparato pittorico, simile a quello delle altre stanze del castello". Lo stato di conservazione appare piuttosto deteriorato per effetto di tutta una serie di fattori concomitanti. Sotto agli intonaci, però, c'è almeno un 60% di quelli che erano gli affreschi originali che si possono recuperare.

"Non possiamo ancora sapere per quali motivi siano stati ricoperti – prosegue il restauratore – magari perché danneggiati o perché ritraevano qualcosa di imbarazzante. Solo scoprendo i cartigli e l'intero affresco, come nelle altre stanze, ovvero la Sala dell'Unicorno, la Sala della Stella e la Sala della Fenice, capiremo di più". In questi affreschi, la cui datazione oscilla tra il 1518-1519 e il 1537, si intrecciano simboli, miti romani, stemmi di famiglia intimamente legati a Bartolomeo.

"Ad un primo sguardo gli affreschi appena scoperti – afferma la storica dell'arte Nadia Bagnarini, che ha curato una recente pubblicazione dal titolo 'Il Castello di Alviano e il suo apparato iconografico. Il trionfo della Dinastia dei Liviani' – fanno parte sicuramente di un ciclo molto articolato e necessitano di un restauro immediato che li possa preservare, al fine della tutela, fruizione e valorizzazione.


Molto interessante la figura del personaggio barbuto, presumibilmente un Tritone, riemerso in uno dei saggi effettuati, notevole nella pennellata e nella resa anatomica. Ancora più accattivante appare l’immagine raffinata della Nereide alle sue spalle che ne cavalca la coda. Nutro dei dubbi sul fatto che la mano del pittore sia la stessa di quella che realizzò gli affreschi delle altre, sale ma non si può escludere nulla, nell’attesa che il restauro sveli il resto".

Al momento i sondaggi sono terminati, ma è richiesto un approfondito intervento di restauro per recuperare l'intera superficie dipinta e si ipotizza un nuovo passaggio di collegamento delle stanze non ancora esplorato. "Siamo curiosi di scoprire – aggiunge il primo cittadino – cosa nascondono quegli intonaci. Gli affreschi delle altre sale sono il cuore delle visite guidate nel castello e riscuotono un grande successo".

Il complesso di affreschi del Castello di Bartolomeo ha ispirato anche l'illustratore messicano Gabriel Pacheco che nel 2022 ha dato vita ad un originale percorso pittorico che va sotto il nome di "Sentiero dell'Unicorno". "Ora – conclude il sindaco – dobbiamo andare in fondo e scoprire quali altre storie si celano dietro a quegli intonaci, sperando che l'umidità, il tempo, la mano dell'uomo, non abbiano fatto troppi danni. Magari potremmo scoprire altre stanze belle come la Sala della Stella.

Una sala che richiama la speranza di un padre, Bartolomeo di Alviano. Quella di vedere rinnovata la sua stella, la sua storia, la sua grandezza. Certo, siamo solo all'inizio. C'è bisogno di un consistente impegno, sia in ordine di tempo che economico. Ma ora che abbiamo iniziato a vedere così tanta bellezza, abbiamo intenzione di percorrere tutte le strade per dare a questo paese una ragione in più per riscoprirsi e farsi scoprire".