cultura

Orvieto come Venezia

martedì 11 luglio 2023
di Mirabilia Orvieto

Certamente non si vuole paragonare, per numero di turisti, Orvieto alla favolosa città di Venezia. Forse non tutti sanno che la sua celebrità nasce addirittura da un fallimento. Nel V secolo d.C. molte antiche e prospere città della Pianura padana, che ancora vivevano sotto l’Impero romano, furono letteralmente travolte dall’arrivo di bellicose popolazioni nomadi, passate alla storia come le invasioni barbariche. Prima i Goti e poi gli Unni flagellarono molte di queste città che si rifugiarono nelle isole vicine. 

Gli abitanti trovarono un ambiente inospitale, sabbioso, privo di vegetazione, paludoso e malarico, attraversato da correnti insidiose e soggetto alle maree. Mancavano materie prime e acqua potabile, si faticava a costruire edifici stabili, e l’unica forma di vita era rappresentata da sparuti villaggi di pescatori.

Ma il rimpianto per le terre d’origine, così fertili e generose, non prevalse. Questo gruppo di disperati, gettati su un piccolo arcipelago quasi disabitato, diedero origine a una città che sarebbe diventata presto uno Stato dalle istituzioni solide, temuta e ammirata in tutto il mondo, che avrebbe prosperato nel commercio sui mari, accumulato ricchezze degne di una regina, dominato sull’Oriente e acquistato fama di bellezza e potenza: il suo nome era appunto Venezia. 

Un mirabile esempio della capacità di adattamento dell’essere umano. Quante erano le probabilità che quel modesto villaggio di profughi, costretti a fare i conti con una storia così difficile, diventasse un giorno una delle più grandi potenze della storia e si trasformasse in quella che è forse la città più bella del mondo? 


Venezia, stampa antica

Pensiamo per un attimo alla piccola Orvieto, ricca di storia e di arte, che deve affrontare oggi la dura sfida di un cambiamento epocale. Non è forse finito il turismo di massa che, fino a poco tempo fa, costituiva il ‘fulcro’ economico di una città dedita a utilizzare al meglio l’indotto per alcuni mesi dell’anno? 

Ma guardare con nostalgia al passato non serve, come non serviva molto tempo fa a quel piccolo popolo lagunare. C’è bisogno di uscire dall’inerzia, dal quotidiano sopravvivere. Come? Cambiando il modo di pensare e imparando a vincere paure e resistenze. Il turismo, come tutta l’economia, va ‘ricreato’ in base a nuovi modelli di sviluppo che possano offrire, alla gente, nuovi servizi sempre più attrattivi.

"Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente - affermava Darwin - ma quella più reattiva ai cambiamenti". Le parole che si sentono più spesso sono "Abbiamo fatto sempre così", eppure sappiamo che nel mondo di oggi, che va sempre più veloce, cambiare è fondamentale. Ci si invecchia senza osare, facendo sfuggire la grande occasione. 

Che fare, dunque, aspettare o reagire? Anche qui non si possono dimenticare le parole di Martin Luther King quando disse: "Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla". Come? Introducendo ogni giorno quei piccoli cambiamenti capaci di trasformare lo ‘status quo’.

Si è purtroppo ancora fermi a politiche vecchie dove contano le percentuali in più o in meno di visitatori(che quasi sempre seguono l’andamento nazionale), dove è più importante quanti biglietti si vendono o non si vendono che la qualità con cui una città e la sua mirabile cattedrale, come quella di Orvieto, sono di fatto valorizzate. Quante attività sono messe in campo ogni anno per intrattenere di più e meglio i turisti a cui si offre la sola fruizione tradizionale?  


Carrarini

Ebbene, le cosiddette ‘Meraviglie della città di Orvieto’, con cui il Carrarini  definì nel 1616 i nostri monumenti, non era semplicemente uno slogan ma l’invito a far conoscere nel mondo un territorio il cui fascino e la cui storia rappresentano il simbolo d’Europa. Ecco, allora, a che cosa serve l’anno del Signorelli e a che cosa servirà il Giubileo del 2025: celebrare il passato significa riscoprirlo nei suoi simboli e significati, così profondamente attuali da rappresentare una grande capacità attrattiva ancora inespressa. Se avremo un po’ di coraggio in più e un po’ di fantasia in più, troveremo anche le corrette modalità per superare le soggiacenti difficoltà e avviarci verso una piena valorizzazione dei nostri beni culturali.