"Odissea dell'ascolto. I sentieri della musicoterapia" indagati nel libro di Martina Chiolle
"La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori". Lo sosteneva, convintamente, Johann Sebastian Bach. Le parole del compositore tedesco del periodo barocco tornano attuali anche in tempi caotici, rumorosi e affamati come quelli moderni. Con le 144 pagine di "Odissea dell'ascolto. I sentieri della musicoterapia" (Edizioni All Around, 2023) arrivate sugli scaffali, fisici e virtuali, di tutta Italia in occasione della Giornata Mondiale del Libro, Martina Chiolle invita a compiere un viaggio affascinante alla scoperta di quel che ruota intorno a questa disciplina basata sull'uso della musica come strumento educativo, riabilitativo o terapeutico.
L'amore per la musica ha portato la giovane autrice orvietana a suonare presto il violino per poi approdare al flauto traverso ed intraprendere gli studi di musicoterapia conclusi con un diploma presso la Scuola di Musicoterapia del Centro di Educazione Permanente di Assisi. "Mi piace pensare alla musica come a una scienza delle emozioni" è solita ripetere lei, che oggi si dedica alla ricerca. E che sabato 3 giugno alle 18 al Caffè Montanucci presenterà la sua prima pubblicazione, insieme ai giornalisti Beatrice Curci, curatrice della prefazione, e Davide Pompei. "La musica – spiega la prima – rappresenta una forma di comunicazione che va oltre le parole arrivando direttamente a far presa sul sistema inconscio.
Questo non significa che la musicoterapia possa in qualche modo avere lo scopo di guarire una patologia, ma di assolvere ad una funzione di valore nel supportare attivamente la medicina tradizionale. Anche solo perché è il cervello il più grande fan della musicoterapia". Non è allora un caso che il potere della musica sia stato percepito ed utilizzato dall'uomo in innumerevoli circostanze, continuando a stimolare studi e ricerche scientifiche per utilizzarne le potenzialità anche nel campo della cura. E per tornare ad esercitare la "complessa, ma indispensabile arte dell'ascolto per sentirsi in armonia con sé stessi e con l'economia circostante".
Sì, perché "in un mondo globalizzato dove conviviamo con un costante rumore di sottofondo a causa di iper-informazione, velocità, interconnessione e inquinamento acustico – suggerisce Chiolle – corriamo sempre di più il rischio di ascoltare senza ascoltare. E questo finisce per renderci sconosciuti il mondo, le nostre relazioni, inter-relazioni umane e personali, le emozioni. Se perdiamo questa nostra capacità di ascolto le cose intorno a noi smetteranno di suonare. Senza suono non c’è musica, eppure da secoli poeti e scrittori considerano la musica un balsamo per l’anima. È noto che il legame tra impiego del suono e cura della persona siano in stretta relazione.
Attraverso la musicoterapia, il suono diventa strumento di comunicazione non-verbale, ed è per questo che viene sempre più utilizzato efficacemente in progetti educativi, riabilitativi, terapeutici o anche solamente con funzione di benessere per adulti e bambini. Ascoltare musica attiva il sistema dopaminergico della gratificazione, dei processi cognitivi quali attenzione, memorizzazione, integrazione senso-motoria. La pratica musicale si presta, quindi, ad essere utilizzata per percorsi finalizzati alla riabilitazione psico-motoria, ma risulta anche ottima come un’attività ludico-educativa, anche in presenza di problematiche".