cultura

Signorelli 10.3 - La diabolica congiura

giovedì 27 aprile 2023
di Mirabilia Orvieto

Cappella Nova, scena dell’Anticristo, particolare


Video con audiolettura di Sophia Angelozzi

Dotato di grande realismo e capacità narrativa, Luca Signorelli fece della sua apocalisse lo specchio di un’epoca segnata da profondi cambiamenti. Nella scena dell’Anticristo non c’è praticamente nulla di fantastico, anzi tutto appare così reale da dare l’impressione di trovarsi di fronte a un vero e proprio ‘giornale’ del tempo. Ad ispirare l’artista furono le convulse vicende che animarono molte città italiane dell’epoca come la ricca e dotta Firenze, culla del Rinascimento. 

La città di Lorenzo il Magnifico, capitale europea della cultura e dell’economia, era infatti salita alla ribalta delle cronache non solo per la genialità dei suoi insuperabili artisti, quali Botticelli, Leonardo e Michelangelo, ma soprattutto per le travagliate vicende che la tormentavano. Nelle vie e nelle piazze si respirava una profonda inquietudine, alimentata soprattutto dall’incertezza sociale e politica.

L’amore per le arti e le scienze si intrecciava alla passione per il potere, mentre la povertà e l’ingiustizia crescevano di pari passo con l’ostentazione del lusso e della vanità: tutto sembrava dispiegarsi come un teatro tragico e confuso di forze equipollenti in cui si era perduto ogni discrimine fra bene e male, fra giusto e ingiusto, ed era difficile per chiunque sottrarsi alle forze di una pericolosa seduzione. 

Tra gli intellettuali dell’Accademia platonica, fondata a Firenze nel 1462 da Marsilio Ficino, per incarico di Cosimo de’ Medici, e a cui parteciparono importanti nomi come Nicolò Cusano, Landino, Pico della Mirandola e il poeta Poliziano, si era affermata l’idea che il male della società e della politica nasceva dal divorzio tra intelligenza e moralità. Il disastro era etico prima che politico e in questo smarrimento morale si insinuava il fascino dell’Anticristo che,  soffocando la verità dello spirito, era causa di cospirazioni e rivolte ormai all’ordine del giorno. 


La congiura dei Pazzi, Stefano Ussi

Era il 26 aprile del 1478 quando nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Jacopo e Francesco della famiglia dei Pazzi, banchieri fiorentini, attentarono alla vita dei Medici. La cospirazione fu ordita allo scopo di stroncare l'egemonia dei Medici tramite l'appoggio del papato e di altri soggetti esterni, tra cui la Repubblica di Siena, il Regno di Napoli e il Ducato di Urbino. La congiura dei Pazzi portò all'uccisione di Giuliano de' Medici e al ferimento di Lorenzo il Magnifico. 

Quel giorno, durante la messa, al momento dell’elevazione dell’ostia, mentre tutti erano inginocchiati, si scatenò l’agguato: Bandini, il sicario ingaggiato dai Pazzi, si avventò su Giuliano colpendolo ripetutamente sulla schiena, poi corse verso Lorenzo, mentre Francesco infieriva con il pugnale sul corpo di Giuliano già riverso in un lago di sangue. Lorenzo, accompagnato dall'inseparabile Angelo Poliziano e dai suoi scudieri Andrea e Lorenzo Cavalcanti, rimase ferito di striscio sulla spalla e riuscì a barricarsi in sagrestia. Nella concitazione, Bandini sfogò la sua ira su Francesco Nori, il noto banchiere vicino alla famiglia dei Medici, che interpose il suo corpo tra l'omicida e Lorenzo, sacrificando la sua vita e dando la possibilità al Magnifico di fuggire. Per gli attentatori e per i loro alleati l'epilogo fu talmente tragico da ispirare il Signorelli a rappresentarlo teatralmente in primo piano, a sinistra dell’Anticristo, mostrando il momento in cui vennero giustiziati gli esecutori materiali della congiura. 

L’uomo strangolato a terra e il religioso disteso senza vita, con un taglio nella testa, ricordano la fine di Jacopo, Renato e Francesco de’ Pazzi, l’arcivescovo di Pisa, Francesco Salviati, i due preti assassini e lo stesso Bernardo Bandini, il cui cadavere appeso a una corda venne ritratto da Leonardo da Vinci; dopo poche ore dall’attentato furono linciati dalla folla, torturati e impiccati dalle finestre del Palazzo della Signoria e i loro corpi gettati nell’Arno.   


Sallustio e la Congiura di Catilina, Cappella Nova

Il potere evocativo della Congiura di Firenze, che si era proposta di cambiare il corso della storia, continua sotto la scena dell’Anticristo dove, accanto alla figura di Sallustio, Signorelli rappresenta la Congiura di Catilina. Il personaggio, vissuto nel 63 a.C, è ritratto mentre sta tramando per impadronirsi con la forza della città di Roma. L’episodio si svolge in un momento avventuroso e forse unico della storia di Roma, quando i giovani più ambiziosi e irrequieti sognavano il potere, praticavano la rivolta e nello stesso tempo parlavano di arte e di bellezza, venivano iniziati ai misteri più ardui della religione, andavano ad Atene per ascoltare i filosofi e si esaltavano per le imprese di Alessandro Magno. 

Sullo sfondo di questa profonda contraddizione iniziò l’ascesa del senatore romano, uno degli uomini politici più astuti e ambiziosi di tutta la storia, che Signorelli pone sopra un piedistallo, esattamente come l’Anticristo! Al pari di Roma, Firenze era il simbolo degli ultimi tempi in cui non ci sarà più distinzione fra violenza e amore, fra brutalità e bellezza, fra menzogna e verità, fra vizio e virtù. Con la sua apocalisse, il Signorelli non annuncia il futuro ma scaraventa lo spettatore nel dramma della storia presente perché l’Anticristo è già in mezzo a noi, a sconvolgere i cuori, a corrompere allo stesso modo valorosi e vili, a istillare negli animi più che l’avidità, che nessun saggio ha mai desiderato, l’aspirazione alla fama, alle cariche, al comando da ottenere con raggiri e menzogne. 


Scena dell’Anticristo, particolare

L’Anticristo è dovunque e in chiunque, dietro l’apparenza del bene, trama ai danni del prossimo come avvenne con Giuda Iscariota che nel complotto con Satana tradì il Figlio di Dio, e prima ancora con Caino il quale, spinto dall’invidia, trasse in inganno il giusto Abele per ucciderlo. Fu lui il precursore dell’Anticristo che congiurò interiormente contro il proprio fratello pur di affermare se stesso. Le immagini della cappella Nova dovevano dunque suscitare la domanda: chi saprà riconoscere l’Anticristo con le sue macchinazioni e contro-figurazioni? Chi si lascerà sedurre dalle sue parole che getteranno gli uomini in un caos confuso e indecifrabile di desideri? 

Attenzione sembra dire Signorelli, perché adesso è in atto l’ultimo combattimento; adesso è il potere del Perverso, operante nel mondo che produce inaudita violenza e inganni inimmaginabili e corruzione ovunque; adesso si dispiega lo spettacolare potere della menzogna che giorno dopo giorno costruisce le sue opere sull’orgoglio, sulla presunzione e sulla paura; adesso pochissimi sono in grado si smascherarne fino in fondo l’illusionismo; adesso si deve discernere con attenzione l’Anticristo che è così drammaticamente e ambiguamente simile a Cristo.

Foto: Opera del Duomo di Orvieto
Voce narrante: Sophia Angelozzi