Gli inferi nella quotidianità, le "Presenze" di Stefano Catena tornano. Sono su "Strade buie"
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Nessuno può riuscire ad imprimere prima nella propria mente e poi nelle pagine di un libro alcun timore che non conosce. Per riuscire a raccontare la paura non si può inventare, si deve vivere. Quel brivido che trafigge e gela per un attimo. Poi, rimane là a fianco, nutrendosi del timore che possa di nuovo tornare, trafiggendo un'altra volta.
"Strade buie" è l'ultimo libro di Stefano Catena e si pone nel filone del mistero, un sequel - se pur approcciabile in modo indipendente - di un suo precedente scritto "Presenze". Una pubblicazione, dello scorso mese con Robin Edizioni, che trae il nome proprio da un'estemporanea interna.
Nella quale per soldi, un euro per l'esattezza, una presenza prima di riscomparire nella neve svela all'autore perché questo si danni. Inferi che nella serie di racconti e condivisione di pensieri esso stesso colloca nella quotidianità dell'esistenza. Siano essi ambientati in villaggi sperduti, armadi o strade buie.
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