Visita con degustazione a Villa Caviciana, la prima azienda agricola del FAI
Per la prima volta, un'azienda agricola produttiva entra a far parte dei 71 Beni del Fondo per l’Ambiente Italiano. Si tratta di Villa Caviciana, una tenuta di oltre 140 ettari estesa tra i comuni di Grotte di Castro e Gradoli, nel Viterbese, presentata ufficialmente venerdì 24 febbraio al 27esimo convegno nazionale dei volontari e dei delegati del FAI "Curiamo il paesaggio, coltivandolo", tenutosi al Teatro dell'Unione di Viterbo, e pronta a schiudere le sue porte al pubblico sabato 25 e domenica 26 marzo in occasione della 31esima edizione delle Giornate di FAI di Primavera, "il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese".
Forte di una rete che conta 131 Delegazioni, 107 Gruppi FAI, 93 Gruppi FAI Giovani e 8 Gruppi FAI Ponte tra Culture, 15.000 Apprendisti Ciceroni – studenti appositamente formati in collaborazione con i loro docenti che hanno l'occasione di accompagnare il pubblico in visita nei luoghi aperti, sentendosi direttamente coinvolti nella vita sociale e culturale della comunità – e migliaia di volontari attivi in tutta Italia, il FAI offre l’opportunità di scoprire e riscoprire insieme tesori di storia, arte e natura con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti.
Tra questi debutta anche l'azienda agricola di prodotti biologici nata dal sogno di Friedrich Wilhelm e Monika Metzeler, un avvocato di Düsseldorf e una collezionista d’arte, partiti per una vacanza e tornati in Germania innamorati della zona intorno al Lago di Bolsena. Dal 1989, a poco a poco, hanno acquisito 144 ettari di colline, campi e boschi, sulla sponda settentrionale del lago di origine vulcanica più grande d'Europa, davanti all'Isola Bisentina. Un luogo ideale – con dolci declivi, terreno fertile e clima mite – per piantare 7.000 ulivi, 35 ettari di oliveto, a cui aggiungere 20 ettari di vigneto, 86 di bosco – pini, castagni, noccioli, querce e corbezzoli – e campi, pascoli e prati.
La Fondazione Fritz e Mocca Metzeler, intitolata ai due coniugi, ha donato al FAI questo lembo di paesaggio storico rurale tipico della Tuscia affinché se ne prenda cura, oggi e per il futuro, preservando e valorizzando il patrimonio a beneficio della collettività e mantenendone la vocazione agricola produttiva. Il FAI ne ha affidato la gestione ad una società di imprenditori agricoli, ma da proprietario seguirà da vicino sia la coltivazione che la produzione, assistito da un Comitato di Garanti. Un modo, ancora diverso, di assolvere a quella missione di tutela del patrimonio culturale italiano, di cui il paesaggio è parte fondamentale, come recita l'articolo 9 della Costituzione.
"Non diventiamo agricoltori per produrre – spiega il presidente del FAI, Marco Magnifico – ma vogliamo dimostrare, attraverso l’esperienza diretta del possedere un'azienda agricola, che per proteggere e valorizzare il paesaggio italiano, che per la maggior parte è rurale, bisogna coltivarlo, e quindi farlo produrre". Dove? In una tenuta, moderna ed efficiente, precocemente biologica, con un frantoio e una cantina propri, dotata dei migliori macchinari e di personale e spazi per la produzione di olio e vino, ma anche di miele, formaggi e carni, dall’allevamento, in origine, di pecore e maiali. Sottraendo terreni, incolti, alla macchia informe di vegetazione spontanea.
All'efficienza teutonica di Friedrich, Monika ha aggiunto lo stile chiamando due grandi architetti tedeschi, Bernard Korte e Wolfgang Doring, a disegnare rispettivamente il verde e gli edifici. La cantina ha un'architettura minimalista, linee pulite e rigorose, ma con felici guizzi, come la lunghissima scala che sale dal seminterrato, e un sofisticato recupero delle materie locali come il tufo morbido e poroso che scalda di giallo senape le geometriche facciate. Nelle forme si legge il desiderio di inserirsi discretamente nel paesaggio, protagonista assoluto, come dimostra il panorama sul lago, incorniciato dal vigneto e dal prato punteggiato di opere d'arte contemporanea che sfuma nell'oliveto.
"Quando abbiamo visto per la prima volta il Lago di Bolsena provenendo da Orvieto, abbiamo sentito l'irresistibile attrazione di questo magnifico paesaggio. L’amore a prima vista si è trasformato in una maestosa tenuta con vigneti" le parole dei Metzeler. "Quando ci siamo trovati di fronte alla questione di come preservare l'opera dei miei genitori e di come portare avanti Villa Caviciana secondo il loro desiderio, ovvero offrendo il massimo beneficio possibile per la collettività – spiega Henning Baumeister, figlio di Mocca e vicepresidente della Fondazione Fritz e Mocca Metzeler – abbiamo capito che la soluzione c'era. In Germania purtroppo non esiste un modello equivalente al FAI".
Villa Caviciana è stata affidata così alla gestione di professionisti. Tre soci, tra cui Giuseppe Scala, produttore di vino da generazioni, ed Osvaldo De Falco, imprenditore nel ramo dell’economia digitale, affiancati dal Comitato di Garanti scelti dal FAI, composto distudiosi ed esperti di agronomia, agroecologia, tecniche di coltivazione e di produzione biologica, di economia agraria e di innovazione, provenienti da diversi atenei italiani, con particolare presenza dell'Università degli Studi della Tuscia, eccellenza nella ricerca in campo agrario riconosciuta a livello internazionale. La procedura di donazione, molto complessa, è stata resa possibile grazie ad una generosa attività pro bono.
Quella degli studi legali ADVANT NCTM, Nicolini Cantù, Toffoletto De Luca Tamajo e allo studio notarile ZNR. Un ulteriore atto d'amore per il paesaggio, verso un modello in cui attuare principi e pratiche di coltivazione tradizionali, ma anche innovative, sostenibili dal punto di vista ecologico ed economico. Si amplia così il ventaglio di luoghi da scoprire o approfondire, nascosti e inediti, curiosi e sorprendenti, originali e affascinanti, magari dietro casa. Ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, edifici di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani, parchi, aree naturalistiche, giardini e borghi.
Una sorta di "enciclopedia spontanea che, a tutti gli effetti, si è aggiunta a quella ufficiale per narrare lo smisurato patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano". Nel caso specifico, per l'occasione, al termine della visita – a numero chiuso e su prenotazione, ad un costo di 15 euro a persona – sarà proposta una degustazione di vini e oli.
Elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione sono consultabili su www.giornatefai.it.
Foto: Massimo Siragusa