cultura

Una luce immersa nelle tenebre

venerdì 23 dicembre 2022
di Mirabilia Orvieto

"Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce…in terra tenebrosa una luce rifulse". Con queste parole il profeta Isaia annuncia la nascita del nuovo tempo. Una luce che però non è affatto una vaga speranza,  piuttosto un agire da credenti. Ma che significa? Per Giovanni Battista era abbastanza chiaro. È così chiaro che lo dice e che lo fa fino in fondo ed è per questo che finisce in prigione. 

Giovanni è in prigione e viene martirizzato non solo perché ha denunciato le contraddizioni e la depravazione del re Erode, e cioè la corruzione del potere, ma perché ha messo in evidenza un mondo ricco che è cieco sui poveri e questo il potere non se lo lascia mai dire. Allora, come oggi, la difesa dei poveri è controcorrente, è un contro-potere culturale che può governare la storia e “s-governare” tutti i regni retti sulla forza del potere.

Giovanni paga questo conto e si comprende più chiaramente dalle prime parole di Cristo che non condanna Erode per la sua morale e per i suoi costumi. Ciò che fa la differenza è invece la vicinanza ai poveri, dei ciechi che vedono, degli storpi che cominciano a camminare e così via. Quelli sono i veri scandali: non intervenire nella povertà di ogni tipo.

Non intervenire nell’ingiustizia, tacere l’ingiustizia è questo lo scandalo peggiore. A volte si è molto più preoccupati della morale individuale, interiore, e molto poco della morale esteriore. Sono io quello che deve venire? Certo, risponde Gesù ai discepoli di Giovanni il Battista, perché chi ascolta le mie parole cerca e ristabilisce la giustizia sulla terra divenendo costruttore di pace. È questa l’unica morale per il vangelo.

E questo è anche il vero culto a Dio. Dove ricomincia un mondo giusto, ricomincia un mondo più umano e dal mondo più umano ricomincia un mondo divino. Ecco la luce portata da quel Bambino nella mangiatoia, ecco l’angelo che in quel fanciullo in fasce vede la salvezza e vedendola loda Dio perché nasce con Cristo anche una nuova umanità: proprio questo nuovo mondo sarà amato, innalzato e glorificato da Dio.

E per far capire che in quella mangiatoia, tra gli animali della stalla, stava avvenendo qualcosa di veramente importante, il vangelo di Luca descrive l’apparizione di un angelo con un esercito celeste che lodava Dio. 

Due storie dunque si incontrano. La grande storia, con il censimento dell’impero romano indetto da Cesare Augusto(una divinità sulla terra), e la piccola storia, quella minima, assolutamente ordinaria, e cioè di una donna che partorisce in condizioni disagiate(usuale in quel tempo!) a cui si uniscono dei semplici pastori che, esclusi dagli affari del mondo, si trovano lì solo perché convinti dagli angeli. Ebbene questa piccola storia così fragile, così povera e così insignificante, è amata da Dio e ha in sé la capacità di cambiare, di rovesciare le cose del mondo.

L’immagine del Dio onnipotente e liberatore tanto decantato da Israele, il Dio guerriero e forte che la fa pagare a quelli che hanno fatto del male mentre si china a premiare i buoni, lascia dunque il posto a un Dio fragile come è fragile la vita dell’uomo; e in questa fragilità che il mondo non considera, anzi disprezza, in questa piccolezza, in questa impotenza, in questo bisogno di tutto come un bimbo appena nato, sta forse la Sua e la nostra divinità, il Suo e il nostro destino.

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