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cultura

"Ogni parola è una storia" - 8

martedì 28 giugno 2022

CERCAMI TRA LA NEBBIA
di Iolanda Galluzzi, classe II Istituto Tecnico, IISST Majorana-Maitani
Racconto vincitore del Premio dei Lettori assegnato dagli studenti delle Classi Terze Sec.Inf. dell’Istituto Comprensivo Orvieto-Baschi.
Parola-scintilla: Nebbia
 
Ormai era ovunque. Camminavo lentamente ed affannosamente. I piedi erano come due pesi che mi rendevano difficile il passo. Ad un certo punto udii una voce angelica. Voi non mi conoscete, ma oggi devo raccontarvi la mia storia, dunque mi presento, sono Asia e ho 16 anni. Sono stata cresciuta da due splendidi genitori, sempre presenti, sempre disponibili. Ho avuto molti amici, mi sono sempre rimasti accanto e forse per questo fino ad un certo punto non ho cercato l’amore, al contrario di tante mie amiche. Ho perso un fratello quando ero piccola e i miei genitori mi hanno cresciuta dicendomi: “chi muore non se ne va, si nasconde dietro alla nebbia”.

Nelle mattine d’inverno, quando la nebbia ci ricopriva, mi sentivo come se mio fratello fosse lì con me. Nessuno capiva questo mio amore per la nebbia, pensavano tutti “ci scompiglia i capelli, copre la visuale e ci rende tristi”.  Sono tutte cose vere pensandoci bene, ma per me la cosa fondamentale era che mio fratello era là, accanto a me. Passavano gli anni, ed io iniziai ad uscire con persone più grandi di me. Conobbi un ragazzo, Andrea, che da un giorno all’altro entrò a far parte della mia vita e legammo sempre di più, fino a ritrovarci nel bel mezzo di una relazione. Era una cosa nuova per me e non sapevo come comportarmi. Mi capì dal primo giorno, o almeno così mi sembrava, mi ascoltava e mi trattava come una regina.

Gli feci conoscere i miei genitori dopo quattro mesi e piacque subito anche a loro. Iniziai a fidarmi davvero molto di lui, gli raccontavo le cose che mi causavano più imbarazzo, quelle che non ero mai davvero riuscita a tirar fuori con gli altri, e lo stesso faceva lui con me. Andò tutto bene fino al sesto mese, poi così, in un attimo, quasi per caso, iniziò ad arrabbiarsi per qualsiasi cosa, stava diventando incredibilmente possessivo.  Pensai che fosse una cosa normale, chi non è possessivo con le persone a cui tiene? Iniziarono le litigate ma c’era sempre un modo per risolverle.
Una mattina di dicembre, dopo aver passato una bella serata in discoteca, ci sdraiammo su un prato.

Eravamo su una collina, non molto distanti dal nostro paesino. Non si vedeva nulla all’orizzonte; nascosti dalla nebbia gli raccontai la storia di mio fratello e gli spiegai quella mia strana sensazione di trovami così bene quando la nebbia ci avvolgeva fino alle caviglie. Quel giorno, fu un giorno speciale per me, mi aprii al massimo con lui. Andammo a casa mia, i miei erano fuori per lavoro ed ecco che lo facemmo per la prima volta. Mi sentivo al sicuro con lui quindi perché non farlo? Il giorno seguente mi preparai per uscire con una mia amica e non vedevo l’ora di raccontarle tutto. Non feci nemmeno in tempo a mettere un piede fuori casa che ricevetti un messaggio da mia madre: “Asia ho visto il video, io e papà stiamo tornando a casa, fatti trovare”.

Non capivo cosa stesse succedendo. Chiamai subito Andrea ma non mi rispose. Passarono alcuni minuti e mi arrivò un video dalla mia migliore amica. Era il video di cui parlava mia madre. Andrea aveva ripreso tutto e lo aveva mandato a degli amici, che a loro volta lo avevano inoltrato ad altre persone. Mi crollò il mondo addosso e iniziai a pensare che fosse solo colpa mia. Era colpa mia perché mi ero fidata, perché mi ero affezionata a lui o magari era colpa mia anche solo per essere nata. Mi chiusi in me stessa, passando intere giornate nella mia camera. Riempivo quest’ultima di lacrime e dolore ma niente colmava il vuoto che avevo dentro.

Cercavo qualcosa a cui aggrapparmi per rialzarmi più forte ma niente era abbastanza. Era ormai gennaio, un nuovo anno da affrontare, mi alzai dal letto e uscii di casa alle cinque di mattina. Iniziai a correre, corsi in mezzo alle strade, tra le macchine e tra le persone. Mi fermai quando arrivai sopra ad un ponte. La nebbia mi circondava, sentivo mio fratello con me, come se non mi avesse mai lasciata. Bastò un solo passo avanti per raggiungere mio fratello al di là della nebbia. Le persone che mi hanno voluto bene ora sanno che bisogna pensarci bene prima di fidarsi a pieno di qualcuno o niente e nessuno potrà colmare il dolore di una così forte delusione.

Facendo quel passo ho lasciato un grande vuoto dentro tutti quelli che tenevano a me, ma così doveva essere, così le cose dovevano andare. Avevo mandato un messaggio alla mia migliore amica prima di uscire di casa, le avevo scritto “Cercami tra la nebbia nelle mattine d’inverno, sarò sempre nascosta lì per proteggerti”. Come io cercavo mio fratello, attraversando le strade stracolme di nebbia, lo fanno ora loro con me.

"Ogni parola è una storia" - 7