Amici e non servi

Giotto, La lavanda dei piedi
Leggendo il vangelo di questa settimana ci si potrebbe chiedere che fine abbia fatto il cristianesimo. E’ evidente che la chiesa di oggi non può più identificarsi con un’autorità dispensatrice di comandi da osservare, a cui obbedire fuori da ogni relazione personale. Questa era anche la preoccupazione di Gesù che ai suoi discepoli disse: "Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi". Gesù non fa un invito moralistico ad amare il prossimo e a stare in pace con tutti. Il suo è un messaggio di relazione dove Dio si relaziona con Cristo e Cristo con quelli che l’avevano seguito e ascoltato. Cosa in realtà intendeva? Che il Padre lo stava amando, cioè si stava prendendo cura di lui, perché lui si era preso cura della vita dei discepoli. In altre parole Dio vuole bene a tutti gli uomini indistintamente ed è Padre di tutte le creature (era questo il primo annuncio della chiesa primitiva, chiamato kerigma) ma comunica la sua Vita a chi ama, e cioè a chi si preoccupa della vita dell’altro. Ecco l’insegnamento, ecco il cammino dell’esistenza.
Sieger Köder, La lavanda dei piedi
Dio dunque provvederà alla vita degli uomini se gli uomini impareranno a provvedere al loro prossimo. Già in precedenza Cristo aveva detto la stessa cosa: "Perdonate e sarete perdonati". Prima c’è la decisione dell’uomo, la sua volontà di agire, e poi la risposta di Dio! La vita di Gesù non è stata una vita piena d’amore, ma rivelatrice del vero amore, un amore che arriva dritto al cuore di Dio il quale a sua volta riversa tutto il suo amore nella vita dell’uomo, perché è solo donando che si riceve.
La notte in cui fu tradito Gesù chiamò i discepoli a dare, come lui, la loro vita e a farlo non imitando un ‘esempio’ ma ricevendo un ‘potere’ che è quello dell’amore: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". Non si tratta soltanto del gesto estremo, fisico, ma della scelta di orientare la propria vita verso il bene del prossimo. Con gli amici non si impongono le decisioni come farebbe un padrone, ma si condividono le scelte. E chi è l’amico? L’amico è colui che ‘cerca con me’ la verità. Gli amici lottano insieme e danno la vita per questo, mentre i servi, oltre a essere servi, si sottomettono a tutto, anche a coloro che calpestano la verità diventando a loro volta strumenti inconsapevoli del male.
Nell’ultima cena, Cristo compie qualcosa che rovescia in sol colpo la società di allora fondata sul diritto romano, dove chi ha l’autorità esercita il potere senza alcun rispetto per la dignità e libertà degli altri.
Padrone e servo
Gesù lava i piedi ai discepoli perché questo era il gesto che faceva in quel tempo il servo nei confronti del padrone prima di mettersi a tavola; egli non vuole creare una nuova religione ma fondare una nuova civiltà, una nuova umanità dove l’altro è trattato come un ‘signore’. È questa la novità sconvolgente che il maestro annuncia prima dell’istituzione dell’eucarestia: la chiesa nasce infatti come incontro di fratelli, un’amicizia di fede e di amore che tutto condivide.
In questa nuova realtà anche la parola ‘obbedire’ ritrova il suo vero significato, non quello di sottomettersi agli altri ma di ‘mettersi in ascolto’ degli altri per entrare in relazione con loro, perché Dio non ha bisogno di servi ma di amici! Tuttavia i discepoli rimangono scandalizzati. Essi si sentono ancora ‘servi’ e non accettano che il maestro possa mettersi ai loro piedi come uno schiavo invece di pretendere di essere servito e riverito. La vera chiesa non è e non sarà mai una comunità di ‘sudditi’ ma di uomini liberi. In quel momento Gesù stava cambiando il mondo, stava inaugurando una nuova società dove non c’è più chi è superiore o inferiore, chi comanda o chi obbedisce, ma tutti saranno chiamati ad essere finalmente un cuore solo e un’anima sola. Senza questa forma di amore l’umanità disumanizza e la chiesa si trasforma, come il mondo, in una struttura di potere.
Scriveva Teilhard de Chardin: "Se volete arrivare al vostro compimento, diffidate di tutto quanto isola, rigetta, separa, prevarica. Ciascuno al proprio posto pensi e operi ‘universale’, ossia ‘totale’. Forse un giorno, con vostra meraviglia, scoprirete che nulla vi disunisce e che potete amarvi".
Rublev, Trinità

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