cultura

Il Nuovo Bauhaus e Orvieto

lunedì 8 febbraio 2021
di Istituto Storico Artistico Orvietano
Il Nuovo Bauhaus e Orvieto

La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha recentemente introdotto l’efficace concetto di Nuovo Bauhaus Europeo come possibile asse ispiratore e quindi progettuale della Nuova Generazione Europea: nello specifico, nell’ambito di una auspicata transizione verso un’economia circolare. Bauhaus, la scuola fondata più di cento anni fa da Walter Gropius, significa letteralmente Casa del Costruire. Già il nome stesso dice tutto, è un programma oggi come lo era allora: un’impronta estetica, una scuola e non uno stile, un movimento di conciliazione tra arti ed artigianato in un nuovo linguaggio legato anche alla produzione industriale, ma da plasmare con il senso creativo dell'epoca, sia quella di Gropius che la nostra. Plasmare un comune sentimento creativo, specie in un’età di alta tecnologia e facilità di comunicazione come questa, vuol dire ottimizzare la trasversalità disciplinare delle arti e delle produzioni, ri-partendo come da una tabula rasa dall'acquisizione di pratiche artistiche e artigianali e dalle oggi forse un po’ dimenticate nozioni sulle esigenze primarie dell'uomo. Un rinnovato Umanesimo, che possa unire il valore estetico di un oggetto, la sua bellezza, con la sua componente tecnica e funzionale, generando una sorta di opera d'arte totale.
 
L’esempio fatto dalla Presidente della Commissione Europea calza perfettamente con la situazione attuale: come oggi, nel 1919 si usciva da una terribile esperienza (di guerra in quel caso, e con la Germania tragicamente dalla parte degli sconfitti), e si dette spazio ad una vera e propria rivoluzione culturale, stilistica e di pensiero, abbattendo i muri che dividevano l’arte dall’artigianato e segnando un profondo cambiamento nel mondo della progettazione, dell’architettura e del rapporto tra uomo e gli oggetti. Questo obiettivo sociale, politico ed economico oggi lo vediamo inserito nel più generale quadro di un più coerente welfare, che è alla base del programma di rilancio del Nuovo Bauhaus: un progetto ambientale, economico e culturale che mira a combinare design, sostenibilità, accessibilità, da attuare con finanziamenti comunitari. La sede di questa Casa del Costruire può essere benissimo Orvieto: sia per la sua anima culturale e storica sia perché ha a disposizione una struttura che sarebbe perfetta! Su queste stesse pagine l’architetto Renato Piscini ha infatti lanciato l’idea di costruire un piano progettuale e propositivo con l’obiettivo di portare a Orvieto, nella Caserma Piave, la sede di questo nuovo Bauhaus.


 
L’Istituto Storico Artistico Orvietano è perfettamente d’accordo con questa idea progettuale. La storia e la cultura stanno dalla parte della nostra città, dobbiamo essere consapevoli della opportunità che ci può dare questa nuova visione, anche perché Orvieto ha rappresentato in alcuni periodi della sua storia momenti di sintesi di varie tendenze culturali e spirituali europee. Ricordiamo che nel medioevo è stata sede papale e attorno a questa istituzionalità ha ospitato filosofi, teologi, artisti  e scienziati: cioè importanti personalità di spessore europeo come Bonaventura da Bagnoregio, Tommaso d'Aquino, Sigieri di Brabante, Witelo e Campano da Novara (che basarono i loro studi di ottica sul meccanismo della percezione), Arnolfo di Cambio. In fondo è proprio il suo stesso Duomo a rappresentare una cosciente sintesi europea operata dalla particolare lucidità intellettuale del papa Niccolò IV, Girolamo Masci da Ascoli, il primo papa francescano che dimostrò di possedere una visione veramente europea dell'ecumene cristiana: aveva viaggiato molto anche per motivi diplomatici in Oriente, a Bisanzio, nella Balcania, aveva cercato di riunire la chiesa occidentale con quello orientale che si era staccata 250 anni prima.

Il Duomo di Orvieto, nella sua  prima estensione progettuale che da riferire al pensiero di questo papa illuminato (cioè l'attuale corpo delle na navate) rappresenta quella sintesi europea che va al di là di ogni stile: non è né romanico né gotico, ma qualcosa di profondamente nuovo. E in fondo il Bauhaus cercava proprio questo: non era uno stile, andava al di là di ogni stile, era la proposta di un nuovo tipo di organizzazione mentale per stare al passo con i tempi. E poi Orvieto e l’artigianato di base, quello architettonico, ceramico e scultoreo, sono una cosa sola, ed ancora oggi per fortuna. La Caserma Piave, in fondo come lo fu il Duomo alla fine del ‘200, è una sorta di resoconto di un viaggio simbolico  nell’architettura architettura del razionalismo italiano: che nulla ha a che vedere con il fascismo, allontaniamo da noi qualsiasi connessione in questa direzione. Paragoniamo invece efficacemente la nostra caserma con la Haus auf der Alb (La Casa sul fiume Alb) a Bad Urach, realizzata da Karl Gustav Schneck tra 1928 e 1930 nel solco dello spirito del Bauhaus (foto 1).  

Un simbolo di questo stretto legame tra le Sette Arti Liberali (le tre del Trivio e le quattro del Quadrivio) di questa Nuova Casa del Costruire potrebbe essere questo capitello sferocubico della chiesa di Sant’Abbondio a Como (foto 2), molto europea anch’essa in quanto assomma elementi italiani con quelli d’oltralpe: sette anelli che si intrecciano uno con l’altro, appunto un nuovo Umanesimo del Costruire e nel Costruire. Sette come le Virtù, le Cardinali più le Teologali, come i Doni dello Spirito Santo, come i Sette Saggi della filosofia greca.  E ricordiamo con Walter Gropius che un’architettura moderna, armonica e vivibile è il segno tangibile di un’autentica democrazia. E non a caso uno dei primi provvedimenti del governo nazionalsocialista fu la chiusura della Bauhaus. Il link per intavolare un rapporto per presentare un progetto è questo: https://europa.eu/new-european-bauhaus/index_it.

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