cultura

In uscita il volume "Ciconia e la sua villa. Origine di una comunità"

martedì 1 dicembre 2020
di Davide Pompei
In uscita il volume "Ciconia e la sua villa. Origine di una comunità"

La storiografia locale fa risalire la sua costruzione all'ampliamento di una torre, "La Turchinetta", già proprietà di un Monaldeschi della Cervara, sposato con Caterina di Svezia. A commissionarlo ad Ippolito Scalza fu l’allora proprietario Vincenzo Butius, al quale, cagionevole di salute, era stato prescritto di vivere vicino ai fiumi, in un luogo fresco. È così che, ai piedi della Rupe, al civico 69 di quella che oggi è Via dei Tigli, sorge Villa Ciconia, delimitata dai due corsi d'acqua, il Chiani e il Carcaione, che si uniscono subito prima di sfociare nel Paglia. E realizzata in modo che una deviazione dell'ultimo torrente passasse sotto uno dei tre archi che la sorreggevano.

Nel tempo, i depositi del fiume hanno interrato parzialmente il Primo Piano, per cui il Piano Nobile si presenta oggi al Pianterreno. Spesse pareti, soffitti cassettonati con grandi travature e pavimenti in cotto sono stati oggetto in tempi moderni di un'attenta ristrutturazione così da adibire l'immobile a ristorante e pizzeria, con possibilità di pernottamento nelle camere al piano superiore. La storia dell'elegante complesso e del territorio all'interno del quale si inserisce è contenuto nelle 252 pagine, fresche di stampa, di "Ciconia e la sua villa. Origine di una comunità", il nuovo libro curato da Maria Teresa Moretti e Roberto Fagioli per Intermedia Edizioni.

Il volume – che integra e aggiorna una pubblicazione del 2003, ripercorrendo non solo la storia di un prestigio edificio del passato, ma anche molte delle vicende legate ad alcuni tra i personaggi e le famiglie più importanti di Orvieto – sarà disponibile in edicole, librerie e online a partire da mercoledì 2 dicembre al costo accessibile di 11 euro. Il testo si annuncia come il racconto appassionato e suggestivo dei vari passaggi di proprietà della villa, con un viaggio a ritroso nei secoli che farà scorrere di fronte agli occhi del lettore interessanti scene di vita cittadina, senza mai perdere di vista il cabreo all'ingresso, e coprendo un arco temporale esteso dal '500 fino all'800. Qualche dato?

"L’area della pianura orvietana che si estende intorno alla confluenza del Carcaione nel Chiani e di questo nel Paglia fu interessata a metà del 1500 da un intervento idraulico effettuato da Geconia Marabottini, chiamato anche Cicunia, Ceconia e Ciconia, termine a cui si deve il nome al quartiere. Il lavoro era finalizzato a far affluire l’acqua al mulino che Marabottini aveva acquistato e che era stato costruito su una torre medievale, prima ancora romana, di avvistamento vicino al fiume. Ben presto, infatti, al mulino furono aggiunte due macine, e anche un’industria tessile, una valchiera, per la lavorazione dei tessuti, utilizzando canapa e lino locali.

Quando, nel 1579, l'edificio venne venduto a Vincenzo Buzi fu trasformato in una elegante villa a due piani, progettata presumibilmente dall'architetto Ippolito Scalza. L’attività molitoria e tessile continuarono ad esservi esercitate fino alla prima metà del XIX secolo, anche quando la villa passò ai Gualterio e, in seguito, fu acquistata da Luigi Orelli, bisnonno degli attuali proprietari. Se queste sono le principali vicende che interessano l'immobile, altrettanto interessanti sono i ritratti dei personaggi che ne entrarono a più riprese in possesso. Geconia, o Ciconia Marabottini, fu, ad esempio, a metà del 1550 un uomo intraprendente che ampliò le ricchezze di famiglia e si macchiò dell'omicidio di un parente.

Vincenzo Buzi a cui si deve l'ampliamento della villa, ricoprì il prestigioso incarico di maestro generale delle Poste dello Stato Pontificio. Tra i proprietari ci fu, poi, anche Filippo Antonio Gualterio, uomo di spicco del Risorgimento, fervente sostenitore del Partito Liberale e Monarchico. Prete mancato, proprietario anche di Villa del Corniolo – l'attuale Villa Paolina, a Porano – dove era solito organizzare banchetti in stile medievale, il Marchese Gualtiero è passato alla storia come uomo di marcata intransigenza. Dopo di lui subentrò nella proprietà il nobiluomo mazziniano e repubblicano Luigi Orelli, che fu uno dei reggenti della città dopo che, il 12 settembre 1859, le truppe pontificie svizzere furono sbaragliate da una drappello di patrioti, tra cui anche numerosi giovani orvietani".