cultura

Il Duomo di Orvieto nell'Infiorata di Spello. In diciassette città, "Un solo Corpus"

martedì 16 giugno 2020
di Davide Pompei
Il Duomo di Orvieto nell'Infiorata di Spello. In diciassette città, "Un solo Corpus"

Misura 12 metri quadrati l'Infiorata realizzata a Spello, nella Chiesa di San Lorenzo, nella notte tra sabato 13 e domenica 14 giugno in occasione del Corpus Domini 2020. La solennità cristiana istituita ad Orvieto da Papa Urbano IV con la Bolla Transiturus nel 1264 è da sempre molto sentita nel comune perugino appartenente al circuito de "I Borghi più belli d'Italia" che si fregia anche del marchio di qualità turistico-ambientale "Bandiera Arancione" conferito dal Touring Club Italiano.

Nell'edizione segnata dall'emergenza Covid-19 che ha annullato gran parte dei festeggiamenti non è mancato l'omaggio di circa venti infioratori che hanno lavorato a turno e a porte chiuse – senza la compagnia di tutto il gruppo, né dei visitatori che tradizionalmente si accalcano – per realizzare un'unica opera che, con l'arte dei fiori, omaggiasse il significato più profondo della ricorrenza e al tempo stesso salutasse monsignor Gualtiero Sigismondi.

Qui, infatti, a conclusione del suo mandato nella Diocesi di Foligno, il nuovo vescovo che domenica 28 giugno inizierà ufficialmente il suo ministero pastorale in quella di Orvieto-Todi, ha celebrato messa salutando la comunità. L’opera floreale realizzata richiama molti simboli: dal fiore, emblema identitario delle infiorate, parte un intreccio di petali colorati che culmina in una mano stilizzata in segno di dono verso Spello e con il tricolore sotto che evoca la ripartenza italiana.

Sulla destra una donna, simbolo della vita, libera colombe – bianche come la Palombella – di buon auspicio, da Orvieto verso Spello, fino a quella più grande che si posa sulle torri, verso il volto del Cristo e la fede. Il cielo è variopinto con i colori del tramonto e il sole simboleggia la luce e l’eucarestia. In evidenza il parallelismo di Spello e il Duomo di Orvieto, la città dove è custodita la reliquia del Miracolo Eucaristico che insieme a Bolsena e Todi attende l'arrivo del presule.

E se per la prima volta in sessant’anni, ovvero dall’istituzione del concorso, non sono state realizzate le infiorate artistiche, né si è tenuta la solenne processione che almeno in parte le calpesta, rimandando tutto alle gallerie social, c'è un'altra iniziativa che ha reso omaggio alla festa. Ovvero "Un solo Corpus", promosso da InfiorItalia – Associazione Nazionale Infiorate Artistiche che domenica 14 giugno ha visto riprodurre lo stesso tappeto floreale in 17 diverse località.

Ovvero Alatri, Aprilia, Castelraimondo, Città della Pieve, Corbara, Cupramontana, Cusano Mutri, Paciano, Pietra Ligure, Poggio Moiano, Rieti, Rocca Santo Stefano, San Gemini, San Valentino Torio, Solarino, Vignanello e Spycimierz, in Polonia. Un modo per i soci infioratori per non rinunciare all’appuntamento più atteso dell’anno. "Il distanziamento sociale – dicono – non ci ha allontanati e soprattutto non ci ha fermati".

"Siamo lontani, ma comunque vicini" è stato lo slogan del progetto fatto proprio sul Trasimeno da un ristretto gruppo pacianesi che, muniti di mascherine ed alternatesi nelle operazioni per mantenere il distanziamento sociale, hanno dato forma al bozzetto costituito da pezzi di puzzle che si possono idealmente assemblare così da formare un unico disegno. "Speranzosi che il prossimo anno si possa tornare a fare l’infiorata con la partecipazione di tutto il paese e con la solenne processione".

"Questo – aggiungono – è un periodo in cui dobbiamo stare lontani per mantenere le distanze di sicurezza a causa della pandemia che ha colpito tutto il mondo. In quest’anno così particolare, in cui sono state introdotte rigide regole, anche la festività del Corpus Domini ha assunto un sapore diverso, ma i nostri infioratori italiani, insieme agli amici polacchi, anche se distanti fisicamente, sono stati vicini con il cuore e con i fiori".

 

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