Orvieto, patria d'innovazione

Pozzo di san Patrizio, particolare
"E’ difficile dare interesse di novità alle cose antiche, prestigio alle idee nuove, freschezza a ciò che è logorato, luce a ciò che è oscuro...
...trovare il senso di ogni cosa é rendere ogni cosa nel suo vero senso".
(Plinio il Vecchio)
Molto spesso grandi capolavori d’arte traggono la loro ispirazione da idee veramente innovative. In questo senso la città di Orvieto ha richiamato da sempre l’attenzione di geniali inventori che hanno lasciato qui i loro grandi capolavori, ultimi dei quali il ciclo dell’Apocalisse nella cappella di san Brizio e il Pozzo di san Patrizio.
Nella mente degli autori le mirabili opere dovevano rappresentare un “unicum” nella storia dell’arte e dell’architettura rinascimentale. E fu così.
Chissà quale sorpresa quando il pittore Luca Signorelli, prima, e l’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, poi, si misero a realizzare qualcosa che nulla avrebbe avuto a che fare con il passato! Così la splendida città medioevale annoverava all’inizio del ‘500 altri inestimabili tesori da consacrarla definitivamente. Anche lo scrittore contemporaneo Tommaso Landolfi, rimanendo a dir poco impressionato dalla visita al Pozzo, termina il suo racconto dell’esperienza con l’invitare gli amanti di belle arti a scoprire che "ad Orvieto non ci sono soltanto i diavoli alati di Luca con donne nude a cavalcioni sulle spalle...anzi al mondo c’è anche il pozzo di San Patrizio che tu non hai mai visitato".
Orvieto, Cappella di san Brizio, particolare dell’Inferno
Ora, oltre la luccicante facciata del Duomo e l’austera fortezza dell’Albornoz a Piazza Cahen, era possibile contemplare la visione sublime del Paradiso nella Cappella Nova o l’abisso mozzafiato del pozzo più profondo della storia, due esperienze agli antipodi che proiettano i visitatori nell’eterno dualismo tra l'alto e il basso, il sopra e il sotto. Ma dove trovò ispirazione il Sangallo, noto figlio d’arte, quando decise di cimentarsi nell’ardita progettazione del meraviglioso pozzo?
Innanzitutto va detto che la complessa opera rinascimentale, molto vicina per fattezze ad una costruzione dell’antica Roma, è stata resa possibile grazie allo straordinario impulso che l’architettura ebbe nel ‘500. Tra gli elementi più in voga in quel periodo furono le scale a chiocciola. Utilizzate nel Medioevo esclusivamente per uno scopo funzionale all’interno di torri, guglie e minareti, le scale spiraliformi divennero centrali nell’architettura del Rinascimento al punto che ne vennero realizzate in dimensioni monumentali, a doppia e persino a quadrupla elica, rotanti nello stesso senso o in senso contrario attorno ad un centro vuoto.
Roma, Città del Vaticano, la doppia scala all’ingresso dei Musei
Fu Egnazio Danti il primo a notare, nel 1583, la corrispondenza tra la scala a doppia elica del Pozzo di san Patrizio e quella situata nel castello di Chambord, in Francia, probabilmente realizzata su un presunto progetto di Leonardo, andato poi perduto. Al centro della reggia di Chambord, costruita come il Pozzo di Orvieto a partire dal 1527, si trova una spettacolare scala a doppia rivoluzione che conduce al panoramico terrazzo del tetto; la novità architettonica attirò l’attenzione di letterati francesi, quali il poeta Francoise-René de Chateaubriand il quale, affascinato dall’originale bellezza del manufatto, nel 1884 così scrive: “La reggia di Chambord ha solo una scala, quella doppia, per scendere e salire senza incontrarsi. Tutto è fatto per i misteri della guerra e dell’amore”.
Francia, Valle della Loira, castello di Chambord
La cosa straordinaria è che il Sangallo, quale genio che era, ebbe l’incredibile idea di realizzare lo stesso tipo di scala per la costruzione di un pozzo, con la differenza che l’ardita impresa non era destinata ad abbellire il castello di un re (per la precisione di Francesco I), ma a far transitare volgari muli carichi d’acqua per dissetare il popolo. Ad unire le due opere è l’ipotesi, non ancora storicamente provata, che il Sangallo fosse venuto a conoscenza, tramite l’architetto di Chambord, Domenico da Cortona (allievo dello zio Giuliano da Sangallo) degli schizzi e degli studi di Leonardo da Vinci sulla doppia scala a chiocciola, impresa questa che il geniale maestro, morto nel 1519 in Francia, non ebbe poi il tempo di portare personalmente a termine.
Riproduzione antica dello scalone del castello di Chambord
Costruite all’insegna del favoloso, il Sangallo si innamorò subito di quelle scale straordinarie che oltre a rappresentare la soluzione più funzionale per un pozzo così profondo, assumevano l’aspetto di vere e proprie sculture, dando la sensazione di essere come plasmate dalla mano di un artigiano. Ritornando al nostro Chambord, il poeta Alfred de Vigny commentò nel 1826: “Si potrebbe credere che la pietra si sia piegata sotto le dita dell’architetto al punto che essa sembra impietrita secondo i capricci della sua immaginazione, sembra un pensiero sfuggente, una brillante fantasticheria che di colpo si è materializzata. E’ un sogno realizzato”.
Castello di Chambord, scala a doppia rivoluzione, particolare
Se dunque nella splendida valle della Loira si innalzavano fiabesche scale ad elica finemente decorate che, usando una definizione di Giò Ponti, trapanavano lo spazio per il diletto e la curiosità di principi e nobili donne innamorate, ad Orvieto si costruiva per necessità il Pozzo di san Patrizio che trapanava la dura terra, opera questa che, invece di dilettare, lasciava negli animi degli orvietani una profonda inquietudine sul futuro stesso della città. Destino volle che la presenza del Papa fuggiasco, Clemente VII, non causò né assedi, né saccheggi, lasciando praticamente inutilizzato il Pozzo di san Patrizio.
Ma lo sforzo di averlo costruito non andò perduto. Il memorabile monumento si trasformò col tempo in una suggestiva attrazione per turisti che ammirando la sua orribile bellezza, non poterono fare a meno di riconoscervi un luogo da non perdere.
Pozzo di san Patrizio, particolare
Sì, orribile, perché non tutti osano calarsi in quell’oscura voragine che precipita diritta verso il centro della terra! ...verso gli inferi o, come qualcuno disse, verso il mostro invisibile dell’inconscio individuale e collettivo. Ma a quanti hanno il coraggio di scendere fino in fondo e di fissare, sopra la loro testa, il disco luminoso nell’ansia di tornare presto a rivedere il sole, diciamo di stare tranquilli visto che sarà proprio l’invenzione di quelle scale a riportarli velocemente e comodamente in superficie.
Del resto anche il noto poeta francese Flaubert non poté che esprimere tutta la sua ammirazione nel vedere a Chambord “l’ammirevole scala doppia che di un sol colpo saliva, proiettata come una spirale dal suolo al colmo.”
Per questo Orvieto possiede un tesoro immenso ancora tutto da scoprire: il Pozzo di san Patrizio, patrimonio mondiale di cultura e di storia che potrebbe in “un sol colpo” risollevare la città “dal suolo al colmo”.
Ogni giorno ha la sua pena...come ogni tempo ha la sua innovazione.
Pozzo di san Patrizio, particolare

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