cultura

A lezione di famiglia da Eva Cantarella: "Studio l'antichità per capire il presente"

sabato 7 marzo 2015
di Davide Pompei
A lezione di famiglia da Eva Cantarella: "Studio l'antichità per capire il presente"

"Io credo che oggi sia giunto il momento, per chi si occupa del mondo antico, di trasmettere a un pubblico il più possibile esteso quelle conoscenze che una volta erano, in misura più o meno ampia, retaggio comune a partire dai banchi di scuola, ma che oggi sono state tristemente espunte o radicalmente limitate dai programmi scolastici".

Lo annota Eva Cantarella, già ordinario di Istituzioni di Diritto Romano e di Diritto Greco Antico all'Università Statale di Milano, in quello che resta uno dei suoi libri più conosciuti e apprezzati come "L'amore è un dio". In quelle poche righe introduttive, è contenuto il senso che ispira un'intera bibliografia oltre che l'attività tesa alla conoscenza del mondo antico. Non come privilegio di pochi eletti. Piuttosto come parte del patrimonio di chi vive in una civiltà che nell'antichità affonda le sue radici.

Sotto la sua lente passano così pratiche sociali, costume, mentalità, relazione tra i sessi. Aspetti della cultura dei rapporti familiari. È intorno a questi che martedì 3 marzo si circoscrive l'annunciato incontro con gli studenti del Liceo Classico "F. A. Gualterio" e delle Scienze Umane di Orvieto. Tema da declinare, al termine della proiezione di "Everybody's Fine", remake della pellicola di Giuseppe Tornatore, "Padri e figli. Vecchi e nuovi problemi".

"La famiglia – esordisce – è un po' trascurata. Non credo sia in corso una crisi familiare, semmai identitaria. I tempi moderni hanno portato accanto al nucleo tradizionale, situazioni diverse in molti casi non ancora metabolizzate. Il divorzio in Italia è storia recente. Stanno nascendo nuove forme di famiglia. Unioni monoparentali, omosessuali e quant'altro. Spesso la crisi del rapporto padre-figli è collegato a simili contesti. Sia a livello individuale, ma anche come rottura generazionale. Nel corpo sociale e nel nucleo familiare.

Lo studio dell'antichità può rivelarsi utile nel comprendere ciò che nel presente è percepito come problema. Nel mondo romano, ad esempio, il conflitto parte dal mito ed è praticamente eterno. Solo nel 1975 la famiglia italiana si è staccata da quel modello romano da cui deriva in maniera evidente. Il marito ha cessato di essere capo famiglia, esercitando la sua patria potestà sulla donna che ha accanto, oltre che sui figli. Non solo fino a 18 anni, ma fino a quando egli era in vita.

La parola 'familia' indicava un organismo più esteso oltre alle persone di stato libero anche gli schiavi. Figli e discendenti, tutti sottoposti alla patria potestas che derivava non dalla nascita ma dal sollevamento da terra del nascituro come gesto di accettazione. Con i dovuti distinguo tra maschi e femmine. Queste ultime fidanzate a 5 o 6 anni, per volontà del padre. Solo a lui spettava il potere di interrompere il matrimonio. Le regole sociali determinano gli affetti. E gli affetti dipendendo da condizioni sociali e regole giuridiche". Il contesto, ancora. Allora, come ora.

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