Prende il via il Libro Parlante: Margaret Mazzantini, Sergio Castellitto e il loro omaggio a Orvieto

"Avevano trovato un mulino dalle parti di Orvieto". Su 189 pagine, l'omaggio alla città del Duomo arriva alla numero 53. E poi, tre pagine dopo: "Ci sei più andata ad Orvieto?" Delia doveva andare a Orvieto quel pomeriggio. Due settimane fa. Il primo sabato di giugno. C'era un sole magnifico. Con la sua amica Grazia avrebbero preso un aperitivo infinito, in quella vineria con i tavoli di legno a forma di animali, si sarebbero alzate alticce, sudate. Avrebbero camminato nel silenzio del tufo. Fino a quel Duomo. Bastava solo sedersi e guardarlo per stare meglio".
Ai meno distratti, è capitato spesso di incontrarli per le vie del centro storico. Chi li conosce, sa che hanno realmente casa da queste parti. E non fatica troppo ad intravedere in Delia e Gaetano, almeno qualcosa di Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto. I protagonisti di "Nessuno si salva da solo" - in libreria per Mondadori da una mesata, di cui le ultime settimane trascorse a contendersi la vetta dei più letti con i libri del Papa e quelli di Roberto Saviano - però non sono realmente loro. Ma una coppia che praticamente per l'intera durata del romanzo rimane seduta al tavolo di un ristorante. Scena fissa, che non significa alcuna trama. A moglie e marito - quelli veri - spetterà tuttavia il compito di presentare al pubblico orvietano quella che è già stata definita "l'autobiografia sentimentale di una generazione", alzando così il sipario sulla dodicesima edizione de "Il Libro Parlante" sabato alle 18.30 nell'atrio di Palazzo dei Sette.
Quanto al legame di Delia e Gae - quello che resta e quello che forse ne sarà dopo l'incontro con due coniugi anziani - è tutto nascosto nelle minuzie delle parole, nelle pieghe del detto e in quelle del sottinteso. Nell'impasto edificante di sensazioni, speranze e reciproche colpe, considerazioni sul momento e flashback che a poco a poco consentono al lettore di affacciarsi nella mente e nel cuore dei due. Sbirciandone il privato, appropriandosi del loro passato. Un'intrusione nell'intimo, orchestrata dalla penna fluida di chi per mestiere è abituato a fotografare con l'occhio da attrice-sceneggiatrice-regista situazioni e con altrettanta abilità riesce a trasporle su carta. Se l'impalcatura della narrazione è davvero ridotta al minimo, la sua potenza è racchiusa ancora una volta nell'immediatezza e nel realismo quotidiano di ciò che viene raccontato, da dentro.

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