Festa della Madonna della Luce a San Venanzo. Un video di Roberto Gonnellini sul pregevole affresco e la sua devozione

E' stata celebrata, come ogni anno la prima domenica di settembre, la festa della Madonna della Luce a Collelungo, frazione di San Venanzo. Il vanto di Collelungo, infatti, è lo stupendo affresco della Madonna della Luce, rinvenuto fortunosamente in San Mattia Apostolo, ma oggi custodito e venerato nella chiesa parrocchiale, dove fu translato la prima domenica del settembre 1927 ed è diventato oggetto di culto e di pellegrinaggi.
Sulla festa della scorsa domenica e sugli affreschi di Collelungo un video realizzato da Roberto Gonnellini:
http://www.youtube.com/watch?v=aceZ0i9DuOw
L'affresco della Madonna della Luce emerse il 24 aprile del 1827, al ritorno del parroco e dei fedeli da una tradizionale processione. Lungo la parete di sinistra della chiesa del calcinaccio era caduto e si presentava, sulla parete, il volto della Madonna, rimasto celato per secoli a causa di quegli strati di calce viva con i quali si usava disinfettare, anche nelle chiese, in occasione delle pestilenze. L'intonaco continuò a cadere per tutto il giorno successivo, scoprendo, pezzo dopo pezzo, lo splendido articolato affresco. Il parroco di allora, Don Antonio Tei, scrisse e fece scrivere una cronaca dell'evento, che assunse carattere di prodigio. Iniziò allora un costante pellegrinaggio di ammalati, soprattutto ciechi, dalle zone limitrofe e le testimonianze del tempo sulle guarigioni attribuite all'immagine della Madonna della Luce sono tuttora custodite nell'archivio parrocchiale.
Nel centenario della fortunosa scoperta, il parroco Don Salvatore Nucci, le cui spoglie riposano nel santuario, fece costruire il nuovo tempio, ancor oggi meta di visite e pellegrinaggi, dove l'immagine della Madonna trovò, alle spalle dell'altare maggiore, la suo nuova sede e fu translata nel mese di settembre.
L'affresco, della fine del 1300, è un fine capolavoro di scuola umbro-toscana, che attesta la capillare diffusione del culto mariano e l'ormai maturo altissimo livello artistico dell'iconografia dedicata alla Vergine. Nella parte centrale dell'opera, attribuita a Angiolo da Orvieto, la Madonna, seduta in trono, incoronata regina, è vestita con i colori della più classica iconografia cristiana: sul vestito rosso, simbolo della sua umanità, indossa un manto azzurro, che sta a significare la divinità che si coniuga all'umanità della Vergine; il capo e le spalle sono coperte da un velo bianco, simbolo del candore della Luce, della Resurrezione. Sulle ginocchia della madre Gesù Bambino benedicente, rappresentato in piedi e come un re, regge il cartiglio con la scritta. Sulla sinistra è raffigurata l'immagine di San Cristoforo e, sulla destra, quella di San Sebastiano Martire.

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