Nelle campagne orvietane il covo del boss che terrorizzava Roma

Non solo droga e violenza, ma anche arte e investimenti culturali. Questo quello che hanno scoperto i militari dell’Arma che nei giorni scorsi hanno battuto le campagne orvietane per raggiungere un casale nella zona di Allerona nel quale erano custodite delle preziose opere d’arte attribuibili ad uno dei più pericolosi e spietati boss della malavita romana.
I Carabinieri hanno raggiunto l’orvietano nell’ambito delle attività investigative partite conta maxi-operazione antidroga che ha portato all’arresto di ben 26 persone gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione ai fini di spaccio, detenzione e porto illegale di armi e rapina.
Il casale, secondo gli inquirenti, sarebbe riconducibile a Leandro Bennato, noto come ‘Biondo’ o ‘Bio’, uno dei protagonisti del narcotraffico romano. Al suo interno sono stati ritrovati: una litografia di Renato Guttuso, un’opera di Ernesto Treccani raffigurante quattro donne, una figura astratta di Antonio Corpora, un disegno firmato da Renzo Bussotti nel 1967 e un dipinto – dalla firma illeggibile – che ritrae due uomini e una donna.
Bennato, considerato uno dei boss di Casalotti, non era solo il braccio destro di Giuseppe Molisso, detto ‘Barba’, ma un vero e proprio socio alla pari. Insieme, avevano costruito una rete di spaccio capace di controllare il traffico di stupefacenti nella Capitale, da est a ovest. Un’organizzazione potente, che imponeva le proprie regole anche con la forza: Bennato non ha esitato a sequestrare, con l’aiuto di alcuni complici, due uomini ritenuti responsabili del furto di oltre 100 chilogrammi di cocaina, di sua proprietà. Un regolamento di conti che gli è costato una condanna a vent’anni di carcere.
Nato e cresciuto nella zona ovest di Roma, Bennato - come riportano varie cronache romane - ha alle spalle un’eredità criminale significativa. Suo zio, Walter Domizi, noto negli ambienti della mala come ‘Gattino’, è stato un nome di peso nel mondo della malavita. Il ‘Biondo’, come il parente, ha scelto la strada del narcotraffico, diventando un punto di riferimento nell’organizzazione guidata da Molisso. Tuttavia, la sua ascesa si è interrotta lo scorso 18 marzo, quando un maxi blitz antidroga dei carabinieri ha portato al suo arresto insieme ad altri 26 sodali.
Un’operazione che ha segnato la fine di un impero criminale, costruito con la violenza, la droga e, a quanto pare, anche con il collezionismo artistico.

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