cronaca

Fondazione Faina, il presidente traccia la linea: "2025, anno di grandi sfide e nuovi progetti"

venerdì 21 febbraio 2025

Il Museo Claudio Faina di Orvieto rappresenta una delle istituzioni culturali più prestigiose della città, con una lunga tradizione nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio etrusco donato alla città dalla famiglia Faina.

Il Museo, gestito direttamente dal Fondazione per il Museo Claudio Faina, ha intrapreso un percorso di crescita e trasformazione, caratterizzato da un incremento dei visitatori, nuove strategie di promozione culturale e importanti collaborazioni con enti nazionali e internazionali. Uno degli obiettivi primari è quello di consolidare il legame con il territorio, rendendo il Museo un punto di riferimento per la comunità locale e per il turismo culturale. Inoltre, con l’avvicinarsi dell’Anno Giubilare, il ruolo del Museo all’interno della città diventa ancora più strategico in considerazione dell’accordo siglato con l’Opera del Duomo di Orvieto.

A presiedere la Commissione Amministratrice della Fondazione Museo Claudio Faina, dal 12 gennaio del 2024, è l’avvocato Andrea Solini Colalè (nella foto ndr) per nomina diretta del Ministro della Cultura. Un anno intenso quello vissuto dall’avvocato Solini Colalè alla guida della Fondazione Faina, del quale lo stesso Presidente traccia un primo bilancio dei progressi raggiunti, le sfide affrontate e le prospettive future, con particolare attenzione, al risanamento del bilancio dell’ente, alle collaborazioni avviate e alle strategie messe in campo per valorizzare ulteriormente il patrimonio museale e il contesto urbano in cui esso è inserito.

Presidente, per raccontarci questo primo anno alla presidenza della Fondazione Faina, partiamo dal trend turistico dei visitatori, un dato che desta sempre interesse. Nell’ultimo anno il Museo segna un aumento delle visite in termini diretti. Cosa ci può dire al riguardo?

Penso che si tratti di un aumento significativo per quelli che sono i dati chiaramente locali in quanto abbiamo avuto un aumento degli ingressi a pagamento, che è stato di circa 1000 visitatori. Credo che l’impronta che è stata data dalla Commissione Amministratrice, che mi onoro di presiedere, in particolare la decisione di organizzare eventi anche con altri enti importanti come i Musei Capitolini per la mostra Volsinio Capto. 265-264 a.C., ha dato dei risultati tangibili in quanto ha consentito un allargamento a quelli che erano stati degli eventi concentrati per lo più su attenzioni locali. Da questo punto di vista posso dire che la Commissione del Museo è ampiamente soddisfatta perché l’obiettivo raggiunto si sposa con l’efficienza dello scopo statutario e cioè valorizzare al massimo quello che è il patrimonio culturale degli Etruschi lasciato dalla famiglia Faina.

Quali sono state le azioni della Commissione Amministratrice nella sua nuova composizione?

Nel momento in cui la composizione della Commissione è stata definita in tutte le sue rappresentanze abbiamo da subito iniziato a lavorare per dare un taglio più aperto e contemporaneo, non solo, all’istituzione museale, ma anche all’aspetto promozionale del patrimonio a disposizione. L’intenzione è quella di cercare di uscire dalla nicchia del mondo etrusco, che comunque costituisce l’essenza centrale della fondazione e anche il patrimonio culturale principale del Museo Claudio Faina, aprendo il Museo a nuove esperienze di valorizzazione e crescita. Non si può vivere di luce riflessa, per questo abbiamo dato un duplice taglio: continuare a sensibilizzare ed impostare progetti che sono esclusivamente dedicati al mondo etrusco e, allo stesso tempo, aprire gli orizzonti dell’Ente a quelle che sono comunque sinergie e collaborazioni con altri enti. In primis abbiamo già ottenuto il risultato appunto con i Musei Capitolini, per la mostra Volsinio Capto, che ha dato degli ottimi risultati.

C’è stato un impegno particolare per migliorare l’organizzazione locale?

Per quanto riguarda l’organizzazione locale, come già avevo manifestato all’’inizio del mio mandato, quando è avvenuto il passaggio delle consegne, l’obiettivo principale era, ed è, quello di mettere in accordo i due enti principali della Piazza del Duomo, che sono il Museo Claudio Faina e l’Opera del Duomo di Orvieto. Sapevo che era un’impresa delicata, ma ho portato in Commissione questa mia iniziativa di formalizzare detta collaborazione per offrire un servizio migliore e, soprattutto, aprire una stagione di dialogo e collaborazione fattiva tra due dei più importanti enti culturali della città. Fiducioso del mandato ricevuto dalla Commissione, ho intrapreso dei rapporti estremamente propositivi con il Presidente, il Consiglio e la Segreteria dell’Opera del Duomo, nonostante in precedenza fossero già stati avviati dei contatti, che possiamo definire “tentativi allo stato embrionale” in quanto non erano finalizzati alla realizzazione di un progetto complessivo e quindi non avevano avuto un percorso favorevole. Per questo abbiamo iniziato in maniera concreta e soprattutto nell’interesse del bene collettivo della città e degli enti rappresentati, ad elaborare un serio progetto condiviso. Questo ritrovato dialogo con l’Opera del Duomo di Orvieto porta oggi ad un risultato che si può definire storico per Orvieto: è stata formalizzata una Commissione Integrata tra i due enti che ha avviato lo sviluppo operativo di progetti che stanno portando alla realizzazione di una Convenzione biennale, con l’intenzione reciproca di ragionare per un prolungamento dell’accordo.

Quali sono gli aspetti operativi di questa convenzione?

Ci sarà sostanzialmente l’esposizione di alcune opere di proprietà dell’Opera del Duomo nelle tre sale del Museo Claudio Faina che saranno dedicate completamente a questo percorso espositivo, che dovrebbe essere inaugurato entro il prossimo mese di marzo. Contestualmente all’esposizione di queste opere di assoluto pregio, partirà un altro progetto innovativo: l’installazione di totem multimediali nel Museo Faina, che permetteranno di osservare la facciata del Duomo e ascoltarne la spiegazione tramite file audio. Il tutto verrà integrato in un biglietto unico, suddiviso proporzionalmente tra i due enti. Anche questo è un aspetto importante della collaborazione tra Faina e Opera che, inquadrato dal punto di vista della Fondazione, porterà maggiore affluenza al Museo e permetterà di offrire maggiori servizi ai visitatori e ai pellegrini che nell’anno del Giubileo sceglieranno di fare tappa a Orvieto. 

Qual è l’obiettivo di questa collaborazione?

A prescindere dall’accordo tra i due enti, che per me è fondamentale, mi auspico che questa collaborazione e questi due progetti possano essere di gradimento a tutti i turisti che giungeranno a Orvieto in vista del Giubileo. Abbiamo dunque ampliato il servizio, rendendolo accessibile a tutti, cosa che fino ad oggi non era stata possibile a Orvieto. Per questa operazione desidero ringraziare innanzitutto la Commissione Amministratrice della Fondazione, che mi ha dato pieno mandato per collaborare con l’Opera del Duomo sin dalla fase iniziale della proposta. Voglio anche ringraziare tutti i consiglieri dell’Opera del Duomo, la Segreteria della Fabbriceria e in particolare il Presidente dell’Opera del Duomo Andrea Taddei, che anche lui ha creduto fortemente nella realizzazione di questo progetto e, soprattutto, il Vescovo, Monsignor Sigismondi, per il suo determinante contributo alla definizione dell’accordo.

La convenzione con l’Opera del Duomo è uno dei tanti argomenti che in questi mesi ha animato il dibattito locale, al tempo stesso la sua presidenza è stata accolta da una viva discussione politica. Si sente di chiarire questo aspetto?

Su questo tema posso parlare per quello che è a mia conoscenza diretta. Io non ho avuto alcun collegamento e contatto con il Sindaco di Orvieto, né con i Consiglieri Comunali locali, perché - come è prassi - ho ricevuto una chiamata direttamente dal Ministero della Cultura. Ovviamente, questo contatto è avvenuto per chiedere la mia disponibilità a ricoprire il ruolo di Presidente della Fondazione del Museo Claudio Faina. Mi era stato spiegato che c’erano delle difficoltà e che bisognava trovare delle soluzioni alternative. Oggettivamente, mi sento in dovere di dire, per rispetto della Commissione e del Ministero che sovrintende l’attività della Fondazione, che le difficoltà che mi erano state manifestate, e che conoscevo come cittadino di Orvieto, le ho trovate ben più insidiose di quello che mi aspettavo. Mi ero fatto un’idea della situazione ascoltando i vari consigli comunali e le interpellanze, ma ho verificato che la situazione era più complessa di quanto pensassi.

Quali interventi sono stati messi in campo?

Ci siamo dovuti attivare fin da subito per trovare delle soluzioni alternative che potessero consentire di migliorare la situazione economica senza ricorrere alle alienazioni di immobili, come invece era avvenuto in passato per far fronte alla gestione del Museo. Ho verificato che lo statuto non prevede alienazioni ma in passato sono state fatte delle deroghe concesse dal Ministero dei Beni Culturali. Sinceramente non reputo apprezzabile questo metodo e per questo ho manifestato alla Commissione Amministratrice la necessità di superare le stagioni delle alienazioni e lavorare concretamente a trovare soluzioni realizzabili senza intaccare il patrimonio. Credo sia questo lo stile che debba prevalere quando si è chiamati a gestire il patrimonio pubblico. Per questo ritengo che fosse necessario allargare la visione della Fondazione, coinvolgendo altri enti locali e associazioni, come abbiamo fatto con l’Opera del Duomo e con i Musei Capitolini. Ora stiamo lavorando per creare sinergie anche con istituzioni internazionali, che ci consentano di portare le opere del Museo Faina all’estero.

Questo significa che le opere del Museo Faina potrebbero essere esposte all’estero?

Sì, stiamo valutando questa possibilità. L’idea è di portare alcune opere in musei di altri paesi, per dare loro visibilità internazionale. Questo potrebbe avere un effetto positivo non solo per il Museo ma anche per Orvieto, attirando turismo e promuovendo la città a livello globale. Il Museo Faina potrebbe diventare un volano per la promozione culturale della città nel mondo.

Qual è la sua visione per il futuro del Museo?

La mia speranza è che queste collaborazioni e progetti portino ad una valorizzazione ancora maggiore del patrimonio della Fondazione, senza dover ricorrere a soluzioni drastiche come la vendita di beni. Se riusciremo a stabilire una rete di sinergie con enti locali ed internazionali, il Museo Faina potrà continuare a crescere ed a rappresentare un punto di riferimento culturale per Orvieto e oltre.

Dalle sue parole emerge che il Museo e la Piazza del Duomo hanno un forte impatto emotivo non solo riferito al legame con le istituzioni. Con l’inizio dell’anno giubilare, la Piazza è destinata a diventare ancora più centrale per Orvieto, sia per il turismo, sia per il ruolo culturale della città. Come vede questa evoluzione?

Apprezzo sinceramente questa domanda, perché mi porta emotivamente indietro nel tempo. Quando ero piccolo, mio nonno, il Professore Antonino Colalè, è stato primario dell’Ospedale di Orvieto e per anni anche Presidente dell’Opera del Duomo ed io, che trascorrevo molto tempo con mio nonno, passavo i pomeriggi su una panchina grigia fuori dell’ospedale, in Piazza Duomo. Per me, quella panchina rappresentava il cuore della città. Tutti si ritrovavano lì: direttori di banca, artigiani, consiglieri dell’Opera del Duomo, avvocati ed ovviamente i dottori dell’Ospedale. Era un punto di incontro e di dialogo. Inoltre, mio nonno era anche uno dei medici della famiglia Faina, quindi per me Piazza Duomo è sempre stata il centro degli interessi principali della città di Orvieto.

Questo ricordo d’infanzia, unito all’incarico che mi è stato affidato, mi ha spinto a voler riportare in auge questa centralità. Ne ho parlato chiaramente in Commissione Amministratrice, passando sempre per gli organi istituzionali, perché ritengo che la Piazza debba ritrovare la sua funzione di aggregazione e di accoglienza. Il Presidente Andrea Taddei, in una recente intervista, ha parlato di ridare vita alla centralità di Piazza Duomo, e sinceramente mi trova d’accordo e alleato. Ho vissuto questa centralità da bambino; vorrei che tornasse a essere uno dei centri vitali di Orvieto, non solo per i visitatori, ma anche per i cittadini. Non deve essere solo un luogo di passaggio per chi va a visitare la Cattedrale.

Quindi tra i suoi obiettivi c'è quello di rendere Piazza Duomo più attiva e vissuta, non solo come meta turistica?

Esattamente. È importante che la Piazza torni a essere un punto di accoglienza e di aggregazione, un luogo in cui i cittadini di Orvieto possano sentirsi parte attiva della città. Questa collaborazione con l’Opera del Duomo è fondamentale, ma deve essere finalizzata non solo alla fruizione delle opere e dei progetti posti in essere dai due enti, ma anche a ridare vitalità alla Piazza. Il mio obiettivo è proprio questo: restituire a Piazza Duomo il ruolo che aveva in passato.

Al di là dell’accordo con l’Opera del Duomo, quali sono i progetti autonomi del Museo Faina per il 2025?

Dobbiamo sempre fare i conti con le nostre capacità finanziarie, ma lavoriamo costantemente per rispettare lo scopo statutario della Fondazione, che nasce dalla volontà testamentaria del Conte Faina. Abbiamo in programma diversi progetti autonomi che porteremo avanti indipendentemente dall’accordo con l’Opera del Duomo. Un esempio concreto è il congresso annuale sugli Etruschi, che organizziamo ogni dicembre. Anche quest’anno è stato un successo, con la partecipazione di numerosi esperti. Il mio desiderio, che ho già manifestato ad altri Consiglieri, è quello di trasformare questo appuntamento in un evento semestrale, qualora le condizioni lo permettano. Questo ci permetterebbe di valorizzare ancora di più la vocazione etruscologica del Museo, che è il fulcro della Fondazione.

Ci sono altri eventi in programma oltre al congresso sugli Etruschi?

Sì, stiamo lavorando su altri progetti. Con il Professor Giuseppe Della Fina stiamo organizzando un nuovo evento che si terrà il prossimo anno. Tuttavia, vorrei sottolineare un aspetto importante: la convenzione con l’Opera del Duomo, per i prossimi due anni, ci priverà temporaneamente di alcune sale espositive. Le tre sale che normalmente accoglievano mostre di artisti esterni saranno dedicate esclusivamente alle opere provenienti dal Museo dell’Opera del Duomo. Questo ridurrà gli spazi disponibili per nuove esposizioni ma stiamo già valutando un’alternativa.

Quale soluzione state considerando per ovviare a questa mancanza di spazi?

Stiamo cercando di rivalorizzare un altro luogo che possa ospitare mostre e iniziative culturali in modo indipendente rispetto all’accordo con l’Opera del Duomo. Questo ci permetterebbe di garantire continuità alle esposizioni temporanee, senza sacrificare il nostro calendario di eventi. Il nostro obiettivo resta quello di ampliare l’offerta culturale, nel rispetto della missione del Museo e della Fondazione.

Quindi il 2025 sarà un anno di grandi sfide e nuove opportunità per il Museo?

Assolutamente sì. Il nostro lavoro è orientato a consolidare le collaborazioni esistenti e a svilupparne di nuove, sempre con l’obiettivo di valorizzare il Museo, la città e il suo patrimonio culturale. Siamo consapevoli delle difficoltà, ma abbiamo anche grandi progetti in cantiere. Ci auguriamo che le iniziative in corso possano rafforzare ulteriormente l’identità culturale di Orvieto e attirare sempre più visitatori, restituendo alla città e al Museo il ruolo che meritano.