A 91 anni ci lascia Quincy Jones

È accaduto nella sua casa di Bel Air. A 91 anni ci lascia un’icona della musica mondiale. Produttore, arrangiatore, musicista e compositore, Quincy Jones è fra quelli che più ha segnato la musica moderna traghettando i suoni classici del jazz e della black music nel pop. Celebre è la sua collaborazione con Michael Jackson al quale ha prodotto ben tre album (Off the wall, Thriller e Bad) donandogli quel suono inconfondibile. Ma la sua opera ha incrociato anche artisti come Frank Sinatra (Fly me to the moon), Aretha Franklin, Donna Summer, Diana Ross e molti altri. Ma già dai primi anni 50, Jones, nato a Chicago nel ’33, cominciò a collaborare con i grandi della musica jazz, come Count Basie e Dizzy Gillespie.
Lavorò sin da subito come session man (era un trombettista), direttore d’orchestra e arrangiatore, cominciando dal basso, dai piccoli locali di Chicago dove conobbe anche Ray Charles. Di lì a poco il suo talento crebbe, così come le sue collaborazioni che passarono anche per Elvis Presley, con il quale suonò la tromba in Heartbreak Hotel. Notato da produttori come Duke Ellington, Jones scalò presto le vette del successo divenendo un artista richiestissimo e poliedrico. Celebre nel 1985 la produzione e supervisione del brano corale “We are the world”, che vide 45 artisti della scena mondiale partecipare al progetto USA for Africa, da Stevie Wonder a Bob Dylan, da Cindy Lauper a Tina Turner.
Anche cinema e televisione lo videro protagonista, ad esempio con la serie di successo “Will il principe di Bel Air” e il film “Austin Powers”. Al termine della sua carriera si registrano oltre 2.900 brani scritti e oltre 3.000 album, fra i suoi e quelli prodotti. In Italia produsse Tony Renis nel ’64 e Lara Saint Paul nel ’73, dove alla batteria scelse un giovane Tullio De Piscopo. Una produzione monumentale, difficile da eguagliare in qualità e quantità.
E pensare che la sua vita a Chicago era cominciata fra mille difficoltà, con una madre malata di schizofrenia ed un padre falegname strozzato dai rapporti di sudditanza con la mafia. Fino a 11 anni diceva di voler diventare un gangster ma incontrò, a un certo punto, il pianoforte. Per fortuna, la musica, salvando lui, ha contribuito a salvarci un po’ tutti, ancora una volta.

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