Addio allo storico dell'arte Antonio Paolucci. Perorò il ritorno delle statue in Duomo
Si è spento domenica 4 febbraio all'età di 85 anni Antonio Paolucci, tra i più stimati storici ed esperti d'arte italiani. Soprintendente del Polo Museale di Firenze, ministro per i Beni Culturali durante il Governo Dini e direttore dei Musei Vaticani, Paolucci era originario di Rimini, dove era nato il 19 settembre 1939. Allievo di Roberto Longhi, era entrato nell'amministrazione dei Beni Culturali nel 1969.
Durante il suo mandato ministeriale visitò più volte i cantieri degli affreschi del Duomo: la Cappella di San Brizio e la Tribuna, ed avviando anche un costruttivo rapporto con i direttori dei lavori, la storica dell'arte Giusi Testa e l'architetto Raffaele Davanzo. Successivamente, per due volte accettò volentieri di tenere due conferenze presso l'Istituto Storico Artistico Orvietano, parlando delle Stanze di Raffaello (partendo dalla scena della Messa di Bolsena) con un apparato fotografico strepitoso, tutti particolari di incredibile bellezza.
A novembre 2019, nella data che ricorda la dedicazione della Cattedrale, in Duomo si era svolta una cerimonia che aveva visto anche la partecipazione del professor Antonio Paolucci, personalità che tanto si è spesa per perorare il ritorno delle statue in Duomo. Senza di lui il capolavoro di Francesco Mochi non sarebbe tornato alla sua collocazione originaria. "Le statue degli Apostoli e dei santi protettori che hanno fatto ritorno in Duomo - disse - rappresentano una geniale idea catechetica e teologica".
Si era sempre dichiarato favorevole al ritorno dell'Apostolato in Duomo, sulla base di un preciso convincimento incardinato sui principi del restauro e su questo tema, come direttore dei Musei Vaticani, promosse, nell'aprile 2016, una giornata di studio e di discussione al termine della quale risultò ben chiara, da parte di moltissime personalità del mondo della cultura, la correttezza filologica del riposizionamento delle statue là dove erano nate.
Si iniziò il 19 novembre 2019 in Duomo con la presentazione delle Statue di Francesco Mochi, il gruppo dell'Annunciazione che è considerato da sempre, e Paolucci lo ribadì quella sera con particolare efficacia, la prima esperienza barocca dell'arte scultorea: nel senso che si superava la staticità delle forme per imprimere loro un vorticoso movimento, come accadrà subito dopo anche con l'architettura e la pittura. Anche il successivo riposizionamento di tutte le statue ebbe il suo plauso.
"Io, come tanti altri miei colleghi - ricorda l'architetto Davanzo - siamo rimasti davvero addolorati per la scomparsa di questo Grande, sempre coerente con sé e sempre fuori da ogni volontà di apparire, come invece oggi accade per molti altri della medesima formazione. Ed anche per il bel rapporto di stima che ci aveva concesso, a me, a Giusi Testa ed alla curatrice del Museo dell'Opera del Duomo, Alessandra Cannistrà, lo voglio ricordare con il massimo rispetto ed altrettanto dolore per la sua scomparsa".