Rinviato a giudizio l'ex prete accusato di violenza sessuale
Violenza sessuale, prostituzione minorile e sostituzione di persona. Sono questi i reati contestati al "falso prete" per i fatti avvenuti presso un centro accoglienza profughi nei pressi di Orvieto fra il 2016 e il 2020. Durante l’indagine, che è stata condotta dagli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Orvieto, sono stati raccolti elementi che il pubblico ministero, Mara Pucci, titolare del fascicolo, ha posto alla base della formulazione della richiesta di rinvio a giudizio.
Mercoledì 11 maggio si è svolta l’udienza preliminare e, dopo la discussione in aula, il gup Valerio d'Andria lo ha rinviato a giudizio. Il 59enne, originario di Pisa, assistito dall’avvocato Emilio Festa, sarà giudicato martedì 20 settembre, data in cui si svolgerà la prima udienza di fronte al Tribunale di Terni nella sua composizione collegiale. L’accusa è quella di aver abusato della sua autorità e strumentalizzato il suo ruolo di responsabile educativo della struttura, pur non essendo più prete sin dal 2004.
Secondo l’accusa, l'uomo avrebbe imposto le sue regole all’interno della struttura di accoglienza, con l’utilizzo di metodi autoritari e facendo capire, senza mezzi termini, che l’obbedienza dei giovani ospiti di nazionalità straniera sarebbe stata per loro frutto di agevolazioni e riconoscimenti, arrivando perfino a millantare contatti con l'ambiente della moda.
Avrebbe, dunque, indotto in errore sia gli ospiti che i gestori della struttura attribuendosi ormai falsamente la qualità inesistente di sacerdote della Chiesa Cattolica, portando il collarino bianco e celebrando messa. Il tutto al fine di procurarsi un vantaggio, e di essere ben accettato presso la struttura di accoglienza e di conquistarsi credibilità, fiducia e autorevolezza anche presso gli uffici della Questura. I rappresentanti della struttura di accoglienza sono assistiti dall'avvocato Nicola Pepe (nella foto, al centro).