cronaca

Concorsopoli, il processo affronta il delicato caso dei "Trojan"

giovedì 7 aprile 2022

Intercettazioni e controllo totale dei dati di un cellulare. Argomenti tecnici di assoluta attualità e, soprattutto, determinanti ai fini investigativi e processuali. Nell’ultima udienza del processo "Concorsopoli" è stato il momento di affrontare il delicato tema dei "Trojan", ovvero il particolare tipo di malware che, anche in ambito investigativo, viene ormai costantemente usato per prendere il completo controllo del cellulare dell’indagato e carpirne tutte le informazioni. Così è avvenuto per l’inchiesta Concorsopoli che ha coinvolto i massimi esponenti politici e amministrativi della Regione Umbria. Un processo complesso, ma anche ricco di colpi di scena.

Durante l’ultima udienza, è stato l’avvocato Nicola Pepe (difesa Marini) ad imprimere un’accelerazione, con una serie di eccezioni non solo ad alto profilo giuridico, ma anche tecnologico. Il maresciallo Ricciardi, teste del Pubblico Ministero, è stato sottoposto ad una serie di domande sull’utilizzo del "captatore informatico", comunemente conosciuto con il nome di "Trojan".

Con questo strumento sarebbe possibile avere informazioni di ogni tipo. Dalle "abitudini di navigazione", alle "app installate", il "tabulato delle chiamate WhatsApp" effettuate, riuscendo anche a conoscere eventuali metodi di comunicazione non noti. Si tratta di un malware potentissimo e molto invasivo, capace di "impossessarsi" del cellulare o di qualsiasi altro dispositivo elettronico in dotazione all’utente. Lo stesso usato per il caso Palamara che ha fatto tremare il CSM.

Sono, dunque, stati affrontati aspetti legati al suo utilizzo, alle sue specifiche tecniche, ai tempi di programmazione dello strumento ed alle modalità di acquisizione dei "files di log", ovvero i file di dati che rappresentano una sorta di "giornale di bordo" delle attività che vengono svolte da un determinato apparecchio e dai programmi che usati.

 La difesa Marini è stata sempre molto concentrata su questi aspetti, in cui diritto e tecnologia si uniscono. L’avvocato Nicola Pepe, infatti, ha già sollevato la questione di costituzionalità, sostenendo profili di incompatibilità di tale strumento con i diritti fondamentali del cittadino.

Su questo strumento, Giovani Maria Flick (nella foto di repertorio), padre del diritto penale commerciale italiano, già ministro della Giustizia e presidente della Corte costituzionale è stato lapidario: "Con i Trojan la nostra Costituzione è a rischio”.

E l’avvocato Pepe sembra essere in linea con la sua sensibilità. Al centro del "fuoco incrociato" attivato dall’avvocato Nicola Pepe sarebbe stato uno "screenshot" del telefono di Emilio Duca, che sarebbe stato acquisito grazie al captatore informatico. È un processo ricco di profili d’interessi ma anche di colpi di scena.