"Alberi sapienti, antiche foreste. Come guardare, ascoltare e avere cura del bosco"

“Gli alberi ci somigliano più di quanto crediamo”. Daniele Zovi, generale di brigata del Comando Carabinieri-Forestale del Veneto, ne è convinto al punto da corredare le 304 pagine del suo “Alberi sapienti, antiche foreste. Come guardare, ascoltare e avere cura del bosco” pubblicato a giugno tra i volumi di saggistica di Utet con 60 fotografie a colori che, più di ogni altra cosa, parlano.
Già autore di diversi trattati nonché tra i maggiori esperti in materia di foreste e fauna selvatica, mercoledì 17 ottobre alle 10 sarà al Teatro Comunale di Vignanello, al civico 12 di Corso Matteotti, per presentarlo dialogando con Roberto Petretti, consigliere segretario dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Viterbo.
All'incontro, aperto al pubblico, parteciperanno oltre ai rappresentanti dell'Amministrazione Comunale e dell'Ordine, anche il personale del Comando Stazione dei Carabinieri Forestali di Soriano nel Cimino, a cui spetta la competenza territoriale, dell'Università degli Studi della Tuscia e gli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado di Vignanello.
Obiettivo, avvicinare la platea al mondo vegetale facendo comprendere con semplicità la sua complessa organizzazione vitale. La presentazione del libro che analizza, documenta e racconta la grande varietà dei verdi patriarchi offrirà l'occasione per focalizzare l'attenzione sulla funzione ecologica che questi svolgono, sia in ambiente naturale che urbano.
E, ancora, comprendere lo “spirito” presente tra le fronde. Perché – annota l'autore, sensibile osservatore della natura – “se si sta dentro un bosco in posizione di ascolto, prima o poi si avverte, si intuisce la presenza di un flusso di energia che circola tra i rami, le foglie, le radici. Talvolta è un sussurro, altre volte strepiti e grida. È come se le piante parlassero tra loro”.
Lui, infaticabile camminatore, ha imparato ad ascoltarle ed interpretarle, a considerarle non come paesaggio indistinto. Ha attraversato i sentieri che tagliano i boschi alpini di conifere. Ha perlustrato le antiche foreste croate e slovene. Si è arrampicato fino alle cime dei Picos de Europa, in Spagna. Ha contemplato il più vecchio eucalipto al mondo, il Giant Tingle Tree, in Australia.
Ha seguito i semi dell’abete rosso vorticare nel vento prima di atterrare sulla neve o la chioma contorta di secolari pioppi bianchi grandi come piazze. Rincorso le specie pioniere, gli alberi coloni che si sviluppano in territori abbandonati, analizzato cortecce e radici, fronde e resine. Capito che un bosco è il risultato di azioni e reazioni, alleanze e competizioni, crescita e crolli.
“Un mondo mobile, che sebbene continuiamo a sforzarci di studiare e catalogare, limitare e controllare, resterà sempre un selvaggio, vibrante spazio di meraviglia”.

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