sociale

"Adotta un bene comune": i meravigliosi giardini di Proceno, l'esempio di una buona pratica da imitare

giovedì 7 luglio 2022
di Alfredo Mariani

Proceno non è soltanto "la porta del Lazio". Non è soltanto il primo paese della regione per chi proviene da Nord, quello che i viandanti della Francigena incontrano dopo avere attraversato la Toscana. Proceno non è soltanto un gioiello incastonato tra Toscana e Umbria. Proceno è soprattutto il risultato dell'affetto dei suoi cittadini per questa terra, questo borgo e la sua storia. I procenesi lo amano profondamente, se ne dicono orgogliosi, lo portano nel cuore in qualunque luogo si trovino.

Potrà sembrare normale che sia così, e sembrerà normale che ogni persona nutra sensazioni di profondo attaccamento per il proprio luogo natale. Ma a Proceno questo sentimento diventa speciale, profondo, e questo amore lo si vede nella cura di ogni cosa, a cominciare da quelle che sembrerebbero più piccole ma che in realtà rappresentano l'espressione più vera della partecipazione degli abitanti alla vita collettiva, all'essere e sentirsi in ogni momento una comunità: le strade sempre pulite, i balconi fioriti, la reciproca cortesia nei gesti e nelle parole.

E in questo clima di amore, di cordialità e di rispetto si è sviluppata con successo una "buona pratica". Il concetto di buone pratiche è presente da molto tempo in tante diverse amministrazioni: nella scuola, nella sanità, nella gestione di beni pubblici e privati, nel commercio e in tante altre attività umane. Buona pratica è quando si mettono in atto azioni, procedure e comportamenti virtuosi che migliorano la vita delle persone, e buona pratica è raccontarla ad altri in modo che diventi un esempio, che si diffonda viralmente, come si ama dire nel linguaggio contemporaneo. Non vogliamo affermare che a Proceno abbiano inventato una buona pratica, quella che adesso vi racconteremo, ma che semplicemente la mettono in atto meravigliosamente bene!

Si tratta di questo: il Comune ha invitato i cittadini ad adottare uno spazio pubblico di loro gradimento e, dopo aver siglato un vero e proprio accordo con il municipio, occuparsene nel modo che ritengono migliore. L'amministrazione non pone prescrizioni o limitazioni, salvo quelle dettate dal buonsenso e che non hanno bisogno di essere messe per iscritto. E questo invito alla libertà ed alla creatività individuale di chi mette in gioco il proprio impegno e la propria passione è la cosa più bella, interessante ed intelligente di questo progetto. A questa buona pratica è stato dato il nome "Adotta un bene comune".

E non si tratta, questo, di un termine casuale. La teoria dei beni comuni affonda le radici nei fenomeni sociali, ha secoli e secoli di storia ed è stata trattata recentemente in testi di importanti autori della giurisprudenza italiana, primo tra questi il professor Ugo Mattei, docente di Diritto Civile presso la Facoltà di Giurisprudenza di Torino e in altre prestigiose università internazionali. Ad esempio fu considerato bene comune lo storico Teatro Valle di Roma, salvato dalla distruzione con una occupazione che riuscì a non farsi mai definire abusiva o illegale proprio perché si fece ricorso al concetto di "bene comune" ed alla conseguente necessità e diritto di metterlo in salvo.

"Bene comune" è un termine nobile, usato già da Tommaso D'Aquino nella sua Summa Theologiae (composta tra il 1265 e il 1274, tanto per dare un'idea di quanto sia antica questa argomentazione), ed ancora prima e nei secoli successivi ampiamente sviluppato nella pratica dei "commons" della giurisprudenza inglese e delle conseguenti amministrazioni. Chi volesse approfondire l'argomento può farlo proprio grazie a uno dei testi di Ugo Mattei: "Beni comuni. Un manifesto", pubblicato dalla prestigiosa casa editrice Laterza nel 2012 e che rappresenta un ottimo punto di partenza per studiare gli aspetti giuridici relativi ai beni non appropriabili né dai privati né dallo Stato, che invece debbono tutelarli: l'aria, l'acqua, l'arte, la cultura, la bellezza, il paesaggio, i boschi e i loro frutti...

E a Proceno questa attenzione per i beni comuni si è manifestata ed ufficializzata: ad esempio il Sig. Enzo ha deciso già da alcuni anni di occuparsi di un giardino storico, quello di Sant'Agnese, patrona di Proceno, che si trova a pochi metri di distanza dalla cappella a Lei dedicata e al convento dove visse, trasformando questo luogo in un meraviglioso balcone fiorito sul fantastico panorama delle colline della Tuscia. Esattamente dalla parte opposta del paese, nella zona propriamente detta Rione Verdura, la fantastica coppia Lucia e Michele ha realizzato un orto-giardino ricco di colori e di profumi, sistemando una bella panchina all'ombra di un albero per permettere ai visitatori di sedersi al fresco e godersi il panorama dei tetti del paese, del suo castello e del Monte Amiata.

La signora Lucia è di nazionalità ucraina, vive in Italia già da molti anni ma non può non essere addolorata per la drammatica situazione che sta vivendo il suo paese di origine. E così insieme con Michele hanno abbandonato per alcuni giorni il loro bellissimo spazio, hanno affrontato il lungo viaggio fino alle zone di guerra e da lì sono riusciti a mettere in salvo numerose persone. Adesso la preoccupazione del Sig. Michele è quella di tutti noi: la mancanza di acqua. Ci ricorda che anche lo scorso anno vi fu una situazione di carenza, ma quest'anno sarà ancora più dura e le piante ne stanno già soffrendo.

Il suggerimento che possiamo dare è che ci sia qualcuno, tra i cittadini, che nell'ambito dello stesso progetto sui beni comuni si occupi di installare qualche sistema per la raccolta dell'acqua piovana, sulla memoria della antica cisterna che ancora oggi, ed ancora oggi piena, apporta frescura a chi scende a visitare il seminterrato di Palazzo Sforza, che ospita il Museo della Cultura Contadina.

Dice il giovane sindaco Roberto Pinzi: "il merito di questa iniziativa va ascritto alla precedente amministrazione, quella del sindaco Cinzia Pellegrini, della quale l'attuale giunta rappresenta la continuità e porta quindi avanti i progetti più graditi ai nostri cittadini. Ritengo che la coesione sociale e la partecipazione di tutti alla realizzazione e al mantenimento dei beni comuni sia uno degli obiettivi migliori per qualunque amministrazione, piccola o grande che sia.

E' un principio che dovrebbe valere dalle grandi metropoli come Roma o Milano fino ai comuni più piccoli, dove sicuramente è più facile attuarli e portarli avanti proprio per i rapporti di conoscenza diretta che il sindaco può avere con tutti gli abitanti, e grazie alle relazioni personali che in queste condizioni si possono instaurare. Essere così vicini ai cittadini può diventare anche un impegno gravoso, ma il comune amore per la nostra Proceno lo rende una esperienza umanamente significativa e assolutamente gratificante. E ricordo che oltre a quelli che avete citato anche altri cittadini dedicano tempo ed energie ai beni comuni: dalle tante attività della Pro Loco fino alla cura di altri spazi pubblici o privati". Complimenti e applausi!