sociale
Emergenza incendi: investire di più in uomini e mezzi, necessario un maggiore coordinamento tra le forze in campo
mercoledì 25 luglio 2007
di Giuliano Santelli, responsabile Protezione civile Orvieto, presidente Consulta Regionale Volontariato Prot. civile
Quello che sta avvenendo in questi giorni nel nostro paese con l’emergenza incendi, evidenzia quanto sia ancora grande il lavoro da fare in termini di organizzazione, previsione e prevenzione sulle varie emergenze antropiche.
Guido Bertolaso ha sintetizzato molto bene la situazione, c’è un’attacco criminale in corso, interessi “particolari” si manifestano in molte zone del paese attaccate dal fuoco, Campania, Calabria, Sicilia e nella stessa Puglia, non emerge solo il problema del singolo piromane, c’è un piano e un disegno criminoso in atto.
Nel 2000 si introdusse nel codice penale il 423 bis che punisce fino a 10 anni di reclusione chi appicca il fuoco e soprattutto c’è un’aggravante se si tratta di aree protette oppure si causano danni permanenti o addirittura vittime con l’applicazione delle norme sull’omicidio.
Queste norme sono solo parzialmente applicate, così come sono scarsamente applicati i controlli relativi le emanazioni delle ordinanze sui divieti di appiccare e prevenire il fuoco in questa stagione.
Chi controlla che i campi di stoppie vengano solcati nei perimetri e nel mezzo per impedire che il fuoco attacchi altre aree?
Chi controlla che l’erba appena tagliata sui margini delle strade venga rimossa e non lasciata pericolosamente a seccare e diventare un quasi certo innesco?
E ancora chi controlla che vengano pulite le aree del sottobosco prossime ai paesi e le città?
Queste sono tutte attività che servono però a ridurre l’estensione del fuoco, a svolgere una minima attività di prevenzione, servono altri strumenti di controllo che vanno resi più efficaci, parlo di controlli satellitari, della possibilità di fare questi controlli con gli infrarossi, ma soprattutto potenziando uomini e mezzi affinché si possa intervenire tempestivamente sui primi focolai.
Si deve costruire una rete di contatti, di vere e proprie sentinelle del fuoco, coinvolgere i Centri Sociali dislocati in tutto il territorio, i Consigli di Zona, le tante Associazioni attive presenti anche nella nostra realtà.
Un coordinamento tra tutte le forze istituzionalmente impegnate nelle attività di spegnimento è l’altro problema.
La Sala Operativa unificata regionale, il COR, svolge a livello centrale questa funzione, nei territori il coordinamento è ancora ben lungi da essere.
La Comunità Montana Monte Peglia Selva di Meana ha due squadre attive composta da due unità ciascuna,il Corpo Forestale dello Stato è diviso in zone di competenza.
Quest’anno, la Comunità Montana ha rinnovato solo due convenzioni ai gruppi di volontariato, su quattro presenti nel territorio. Esclusi Misericordia di Montegabbione e Gruppo Comunale di Orvieto, peraltro ben organizzati entrambi e con mezzi di supporto idonei all’A.I.B., come se si potesse in una situazione di emergenza fare a meno di qualcuno. Un grazie agli oltre mille volontari che in Umbria sono impegnati sul campo per la difesa e la salvaguardia del nostro territorio.
In ultimo, la situazione dei Vigili del Fuoco di Orvieto. Una situazione al collasso. Sotto organico, spesso costretti a chiudere il distaccamento per poter garantire un soccorso efficace e tempestivo, escono in sei, a volte in cinque per turno lasciando in caserma solo il piantone. In caso di nuove chiamate o emergenze i vigili del fuoco arriveranno da Terni, Todi, Amelia o Città della Pieve.
Una situazione inaccettabile, pensate alla contemporaneità, peraltro verificatasi, tra un incidente stradale in autostrada ed un incendio, nell’uno e nell’altro caso ogni minuto perso potrebbe determinare una tragedia.
Il Comune di Orvieto ha più volte posto la questione, ha in qualche modo garantito anche un maggior aggiornamento tecnologico al distaccamento dei V.F. attraverso la donazione di un computer e delle mappe aggiornate del territorio: Ha stabilito ottimi rapporti tra gli stessi V.F. e il Gruppo Comunale di Protezione Civile, ma sono altre le cose da fare.
Serve una Sala Operativa unificata territoriale, un sistema radio unico, più mezzi per l’emergenza, più uomini, questo lo si può ottenere se l’insieme delle istituzioni si muoveranno nei confronti dei livelli decisionali superiori, Ministero Interno, Ministero Agricoltura, Regione dell’Umbria, Comunità Montana.
Ora, in questa fase, le polemiche non servono, dovremmo però al più presto aprire una riflessione, non più rinviabile, sui limiti e le pesanti carenze nel sistema di emergenza e soccorso del nostro territorio, basti pensare alle due ferrovie e all’autostrada. A settembre promuoveremo un incontro tra tutti i soggetti interessati e la Prefettura di Terni per ragionare insieme su come costruire un nuovo e più efficace modello operativo.
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