Orvieto tra cultura e tradizione. "L'oro bianco del Piano" si degusta e si sfoglia
Piccolo e bianco, eppure estremamente importante. Secondo lo è, ma solo in ordine di coltura-cultura sullo stesso terreno, dove già sono stati raccolti grano o altri cereali. Prodotto tipico, o meglio, varietà autoctona di pregio in fase di recupero e prossima al riconoscimento quale Presidio Slow Food, il Fagiolo Secondo del Piano è il protagonista di un progetto didattico interdisciplinare che ha coinvolto le classe prime e seconde del Centro Servizi Formativi di Orvieto.
È nel Complesso di San Giovanni, dove questo ha sede, che giovedì 5 maggio è stata presentata la pubblicazione "Orvieto tra cultura e tradizione. L'oro bianco del Piano", un innovativo progetto di ricerca, dai risvolti socio-economici e territoriali che, in quello che la FAO ha decretato come l'Anno Internazionale del Legume, propone un articolato corpus documentario, comprensivo di storie e ricette, ottenuto attraverso due filoni di ricerca: metodologico e contenutistico.
Alcune copie della pubblicazione – che arriva al termine di un laboratorio itinerante e che a settembre parteciperà al Salone degli Archivi di Stato di Genova – saranno disponibili sabato 7 maggio, in occasione della giornata di degustazioni gratuite di piatti, a base di fagioli bianchi ma non solo, curate dagli allievi che avranno luogo dalle 10 alle 12 in prossimità della Torre del Moro e in Piazza della Repubblica e, nel pomeriggio, con orario 17-19 ad Orvieto Scalo presso il Centro Commerciale "Porta d'Orvieto".
Il progetto, realizzato con l'Università dei Sapori, l'agenzia formativa che da anni in sinergia con il Csf gestisce la formazione iniziale ad Orvieto, ha consentito ai più giovani di toccare con mano documenti di cui non ipotizzavano neppure l'esistenza, scoprendo così campi di approfondimento inattesi. E permettendo ad allievi di almeno sette nazionalità diverse di appassionarsi alla storia di Orvieto, attraverso le sue tipicità.
"L'attività dei Centri di Formazione – ha rimarcato Massimo Mansueti, responsabile dei centri di Orvieto, Narni e Terni – sta crescendo. A livello di iscritti siamo intorno ai 500 ragazzi. In Umbria la dispersione scolastica è bassa. Ogni anno compiamo la verifica degli esiti occupazionali e facendo una media su 10 ragazzi, a quattro mesi dalla fine del progetto formativo 6,5 hanno trovato lavoro. Segno che i Centri sono diventati punti di riferimento importanti".
Apprezzamenti al lavoro realizzato sono arrivati da Maurizio Beccafichi, coordinatore dell'Università dei Sapori. "Per nutrimento - ha detto - si intende quello del corpo e dell'anima, quindi un piano fisico e intellettuale. Non a caso in 'Memorie di Adriano' Marguerite Yourcenar annotava che 'fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici'. Il modello scolastico ci riporta dal sapere fare all'approccio teorico, assolvendo anche all'aspetto sociale. Lavoriamo per coinvolgere e non solo convincere i ragazzi. Oggi, forse, c’è una certa cultura del prodotto ma una scarsa consapevolezza della scienza dell’alimentazione. E lavoriamo anche affinché il Fagiolo Bianco del Piano diventi l'ottavo Presidio Slow Food dell'Umbria, e contribuisca a farne conoscere e sempre più apprezzare la vocazione turistica ed eno-gastronomica".
Nel merito del progetto è entrata la docente coordinatrice Emanuela Leonardi sottolineando come questo abbia fornito a ragazze e ragazzi gli strumenti per entrare nella storia, a contatto con produttori, esperti e personale della Nuova Biblioteca Pubblica "Luigi Fumi" e della Sezione di Archivio di Stato di Orvieto. "Indipendentemente dalle possibilità individuali – ha detto – tutti hanno partecipato con curiosità interessandosi allo studio di documenti trecenteschi. Nel percorso di ricerca e conoscenza sono stati guidati dalla competenza dell’archivista Mara Luigia Alunni, responsabile del Servizio Educativo, fino a suscitare in loro un entusiasmo autentico. C'è tanta storia, dietro un semplice fagiolo. Documenti e registri lo attestano".
Della partita, anche la Condotta Slow Food Orvieto. "Il titolo scelto dai ragazzi – ha osservata la fiduciaria Carla Lodi – sottolinea la preziosità di questo legume, oggi prodotto in quantità limitate da pochi coltivatori. L’intervento di Slow Food agevola la messa in relazione tra produttori e consumatori. È positivo il fatto che il Csf sia partito da un prodotto povero per rimettere al centro, a livello locale, una ricchezza che rischia l’oblio. E’ il segnale di un’ottima collaborazione, di scambio e crescita reciproca".
Dal canto suo, la Delegazione Fisar di Orvieto ha aderito alla ricerca "dal momento che – ha spiegato Ennio Cadamuro – il vino di Orvieto è sempre presente nell'attività formativa delle professioni eno-gastronomiche. Questo progetto è importante per parlare di abbinamenti. I giovani sono attenti a questo universo diverso che si apre e di cui possono essere protagonisti".
Alla vicesindaco Cristina Croce, sua la delega all'Istruzione, le conclusioni e i ringraziamenti verso tutti coloro impegnati in un progetto "che – ha riconosciuto – valorizza anche a livello di ricerca storica le eccellenze del territorio ed avvicina i giovani ai prodotti della tradizione permettendo loro di saperli valorizzare in quella che sarà la loro futura attività lavorativa. Auspico quindi una sempre maggiore collaborazione per educare insieme e formare una nuova coscienza alimentare".
Per ulteriori informazioni:
Centro Servizi Formativi - Università dei Sapori
Via Ripa Serancia, 1 – Orvieto
0763.344262 – http://csforvieto.provincia.terni.it/