La Delegazione FAI Trasimeno inaugura la sede a Palazzo Orca. Passeggiata per le dimore storiche pievesi
Nuova sede, nuove nomine per la Delegazione FAI Trasimeno che trova casa al civico 6 di Via Veneto, nel cuore di Città della Pieve. È qui, infatti, che sabato 23 novembre alle 16 sarà inaugurata la nuova base logistica. Un momento di festa per tutti i volontari, ma anche per i soci, gli amici e i simpatizzanti della Fondazione nata a Milano nel 1975, radicatasi in tutta Italia e presente in Umbria con quattro delegazioni, tra cui quella dell'area intorno al lago, e sette gruppi, tra cui quello di Orvieto. Il taglio del nastro avverrà alla presenza del primo cittadino Fausto Risini, del presidente del FAI Umbria Raffaele de Lutio e del capo delegazione Gaetano Fiacconi.
Della squadra, piena di idee, Rubina Perugini (vicecapo delegazione), Diego Contini (segretario), Chiara Vannik (tesoriera) e Rachele Rinalducci (vice tesoriera). "Un ringraziamento doveroso – affermano – va alle Amministrazioni degli otto Comuni del Trasimeno che hanno sempre risposto alle sollecitazioni sulla valorizzazione del territorio con entusiasmo e disponibilità. Un ringraziamento particolare all’Amministrazione Comunale di Città della Pieve che, in dialogo da qualche anno, ha individuato e concesso lo spazio fisico per riunioni, attività e archivio. L’idea condivisa è quella di rendere la sede uno spazio aperto e fruibile.
Ma anche di farne un piccolo archivio delle eccellenze del territorio che in questi anni il FAI ha visitato, scoperto e offerto. Luoghi che sono solitamente fuori dai circuiti ufficiali della cultura, più spesso luoghi privati che raccontano di architettura, pittura e tradizioni. Uno spazio aperto, dialogante con tutto il territorio del Trasimeno nei temi del paesaggio, della sostenibilità e della bellezza". Ecco perché ai saluti istituzionali e al brindisi in-augurale seguirà alle 16.45 una passeggiata che consentirà una visita speciale ad alcune dimore storiche pievesi. Partenza da Palazzo Orca, iniziato nel 1703 come Collegio dei Padri Scolopi e indemaniato con l'Unità d'Italia.
Se di recente, in un'intercapedine, quest'ultimo ha rivelato documentazione del Tribunale Ecclesiastico, dietro la facciata rinascimentale promette sorprese anche Palazzo Bandini, nato da diversi agglomerati pre-esistenti alla metà del '400. Il suo cortile, con gli archi a sesto acuto, e su tutto il grande salone, molto probabilmente una sala da ballo commissionata nel '700, che raffigura un giardino all'inglese con tanto di pavoni e tra i rami nasconde la sagoma di Napoleone. Nasi all'insù poi per ammirare le camere private degli sposi, affrescate da Mariano Piervittori, al Piano Nobile di Palazzo Bonelli Farina, acquistato nel '900 da una nobildonna piemontese.
Trattasi di Vittoria Guerrieri di Mirafiori e di Fontanafredda, figlia morganatica di Re Vittorio Emanuele II di Savoia e di Rosa Vercellana. Tanto i Bonelli di Salci furono legati alla nobiltà cardinalizia romana e allo Stato Pontificio, tanto la Famiglia Farina stabilì in queste sale – compresa la camera da musica – un salotto politico in dialogo con la Toscana liberale, accogliendovi sulla scena dei moti ottocenteschi Filippo Antonio Gualterio. Filo conduttore degli affreschi, la caccia e le vedute, anche notturne, del Lago Trasimeno proposte secondo schemi compositivi, virtuosismi pittorici e finte architetture che ingannano l’occhio dando il senso di tridimensionalità.
Sorge sul luogo dove, secondo le fonti, già dal XIV secolo esisteva una casa del vescovo di Chiusi, il Palazzo Vescovile – dove ha sede anche l'Archivio Diocesano – la cui facciata, su probabile disegno di Andrea Vici, è rivestita di un intonaco che imita il laterizio. Dal cortile si accede allo scalone monumentale, su un vasto vano, con una doppia rampa, decorata da doppie lesene di ordine ionico. L'ala pubblica, quella che affaccia su Via Vannucci, è caratterizzata da una sfilata di sale con decorazioni architettoniche neoclassiche. Nel salone di rappresentanza e nella cappella privata, oltre al soffitto sorprende il pavimento in cotto sullo stile dei Maestri Comacini.
Dulcis in fundo, gli splendidi stucchi a grottesca dell’appartamento della Marchesa Piccolomini a Palazzo Fargna, gioiello settecentesco oggi adibito a sede comunale. Dopo la Guerra Barberina del 1643 Città della Pieve subì un'interessante riedificazione con interventi architettonici in stile tardo barocco romano, oltre alle Chiesa di Sant’Anna degli Scolopi e a quella di Santa Lucia si deve a questa ricostruzione il Palazzo Laval della Fargna, rimasto alla famiglia fino ai primi del Novecento e residenza pievese della cantante lirica Marietta Piccolomini, sposa di Francesco della Fargna nella seconda metà dell'Ottocento.
La partecipazione – a contributo libero a partire da 5 euro da versare in loco – è vincolata alla lista d'attesa. I posti, infatti, sono limitati ed occorre prenotarsi online. Oltre cento le richieste già ricevute in pochi, a dimostrazione di quanto interesse ci sia per la riscoperta di simili tesoro. La Delegazione FAI Trasimeno ringrazia per la disponibilità e l'amicizia che, in più occasioni, hanno dimostrato al Fondo Ambiente Italiano i proprietari delle dimore. In particolare la Famiglia Farina, la Famiglia Caltagirone, il Cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve, e l'Amministrazione Comunale che ha concesso anche il patrocinio all'iniziativa.