CONFERENZA
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"Francesco Mochi e l'arredo scultoreo all'interno del Duomo di Orvieto"

giovedì 30 maggio 2019
di Davide Pompei
"Francesco Mochi e l'arredo scultoreo all'interno del Duomo di Orvieto"

Avvilito dalla sorte. Negato alla gloria. Offeso dal silenzio e dagli errori di contemporanei e posteri. Formatosi ai dettami del Manierismo, guardando al Giambologna, e considerato uno degli iniziatori del Barocco, secoli dopo quel "torto subito", Francesco Mochi torna indiscusso protagonista. A farlo, in realtà, sono le opere lasciate dal grande scultore del '600 nato a Montevarchi, formatosi a Firenze, morto a Roma e operativo tra Orvieto e Piacenza.

A "Francesco Mochi e l'arredo scultoreo all'interno del Duomo di Orvieto" è dedicata la Conferenza che martedì 4 giugno alle 18 chiama in cattedra nell'Aula Magna di Palazzo Clementini, sede del Liceo Classico e delle Scienze Umane, la giovane storica dell'arte Chiara Rustichelli. L'iniziativa, ad ingresso libero ed aperto alla città, rientra nel ciclo "I Martedì del Classico" promosso dall'Associazione Ex Alunni del Liceo Classico "F.A. Gualterio" di Orvieto.

L'incontro attinge alla tesi di laurea conseguita dalla Dottoressa presso l'Università degli Studi di Perugia e soprattutto dalla recente ricollocazione in Cattedrale delle due statue dell'Angelo Annunziante e della Madonna Annunziata, dopo più di vent'anni da quel "profetico" articolo pubblicato nel giugno 1986 sulle colonne del Corriere della Sera da Cesare Brandi "Orvieto, in Duomo torni il Barocco" per sollecitare il ritorno anche delle dodici statue degli Apostoli a cui l'Opera del Duomo confida di dare seguito entro l'anno.

"Una collezione straordinaria di scultura – annotava – con i nomi più insigni del tardo '500 e '600, per fortuna, ancora con i loro piedistalli che permetteranno di ricollocarle in situ senza arbitrii" dopo gli interventi di matrice purista dei restauratori ottocenteschi. "L’articolo seguiva, a circa due anni di distanza, l’appassionata denuncia dello studioso riguardo al fatto che 'il capolavoro del Mochi' si trovasse indecorosamente in 'magazzino', al pianterreno di Palazzo Soliano".

L'attività di ricerca dell'ex allieva del liceo tiene conto anche di quanto affermato dal critico d'arte Federico Zeri, convinto sostenitore della ricollocazione delle statue monumentali. "Edifici indenni dalle devastazioni belliche ci si presentano mutili e rovinati in modi irreparabili: caso tra i più gravi è quello del Duomo di Orvieto, giunto intatto fino alla metà dell’Ottocento, poi sottoposto a un radicale raschiamento, che eliminò tutto quanto era nato dopo una certa epoca".

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