"Aperti per restauro". Visite guidate con gli archeologi alla Tomba degli Scudi
Chiusa al pubblico da decenni ma oggetto di un importante intervento di recupero, è considerata a ragione "una delle meraviglie dell’arte pittorica etrusca". Custodita nella Necropoli di Monterozzi a Tarquinia, sito Unesco, la Tomba degli Scudi torna a farsi meta di visita – obbligatoria la prenotazione, gradita l'offerta – con i restauratori e gli archeologi che la hanno in cura, nel pomeriggio di sabato 29 luglio alle 17. Ogni visita – una al fine del mese, da maggio ad ottobre – accoglierà un massimo di trenta persone, per garantire l'integrità degli ambienti, consentendo loro di conoscere da vicino gli interventi in corso e le tecniche di recupero.
A renderla possibile, l'accordo tra la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area di Roma metropolitana, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale e il Comitato FAI di Viterbo che prevede la collaborazione per la valorizzazione e promozione della Tomba degli Scudi. Forte delle 5.681 persone che hanno votato la tomba in occasione della settima edizione de "I Luoghi del Cuore", il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo, la Delegazione FAI di Viterbo torna ad aprire le porte di un luogo di sepoltura che ora può ricominciare a narrare il fascino della sua storia.
Ammonta a 24.500 euro il contributo già investito nel restauro eseguito dalla Soprintendenza di questa eccezionale testimonianza della civiltà etrusca. "Un luogo di riconosciuto valore archeologico, storico e culturale – considerato dagli studiosi il 'primo capitolo' della pittura italiana – mai aperto ai visitatori ma capace di incuriosire e appassionare il pubblico dei non addetti ai lavori". Tipico esempio di ipogeo gentilizio, la tomba risalente alla metà del IV secolo a.C. e riscoperta nel 1870, fu costruita allo scopo di "celebrare le virtù e il rango della famiglia Velcha, importante e potente gens tarquiniese", e riproduce l'architettura tipica di un'abitazione etrusca.
Al centro della pianta, un vasto atrio, dotato di tetto a doppio spiovente dove si aprono tre ambienti a pianta quadrangolare, dove hanno luogo le sepolture. "Delle quattro camere soltanto l'atrio e la stanza di fondo sono intonacati e decorati con pitture parietali che, nel caso dell'atrio, interessano anche il soffitto: i dipinti celebrano il rango e le virtù della famiglia, immortalando il momento della partenza del defunto per l'oltretomba attraverso la rappresentazione del banchetto funebre che coinvolge, idealmente, tutti i membri".
Da giugno a settembre 2016, grazie anche al supporto di una serie di privati, si è provveduto al restauro degli affreschi delle pareti Nord-Ovest – dove si svolge la scena principale – e Nord-Est dell'atrio. Nel 2017, un nuovo lotto di lavoro. Qui, il racconto della trasformazione. Come tutti gli ambienti ipogei, la tomba presenta "una complessa gamma di problematiche conservative, dovute soprattutto all'elevato grado di umidità e alla mancanza di circolazione dell'aria, che hanno favoritolo lo sviluppo di microrganismi quali batteri e funghi, in parte responsabili del deterioramento dei dipinti".
Oltre a questi fattori, l'intervento di restauro ha dovuto confrontarsi anche con altri segni lasciati dalla storia più recente del monumento. Sulle pareti sono state, infatti, riscontrate numerose lacune di piccole dimensioni dovute ad atti di vandalismo imputabili alla baionetta di un fucile. "L'intervento ha previsto una prima fase di pulitura e rimozione delle patine batteriche e della terra con contestuale consolidamento dell'intonaco affrescato, cui è seguita una seconda fase di pulitura di velatura delle stuccature". Per far scintillare colori e dettagli.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni:
338.3211260 – delegazionefai.viterbo@fondoambiente.it