economia

Nasce la Rete di storici per i paesaggi della produzione. "Sulle aree interne serve un'analisi interdisciplinare"

lunedì 13 novembre 2017
di Livia Di Schino
Nasce la Rete di storici per i paesaggi della produzione. "Sulle aree interne serve un'analisi interdisciplinare"

La storia per analizzare la realtà in maniera critica, consapevole e quando possibile costruttiva. Con questo spirito storici economici e di architettura, ma anche qualche sociologo ed economista provenienti dalle diverse regioni d’Italia si sono riuniti in una due giorni a Perugia, aula 2 della facoltà di Scienze politiche, per approfondire e confrontarsi su “Storia e aree interne, percorsi di ricerca interdisciplinari”.

Un convegno su un tema di grande attualità ma analizzato da un’originale prospettiva, che si è svolto tra il pomeriggio di giovedì 9 novembre e la mattinata di venerdì 10 novembre e, nel susseguirsi dei numerosi interventi e delle varie domande e riflessioni dei presenti, ha rappresentato un inizio ufficiale di un percorso già avviato nel tempo e che ha visto un primissimo e preparatorio appuntamento a Pievebovigliana nelle Marche.

A costituirsi, infatti, venerdì scorso è stata l’associazione RESpro – Rete di storici per i paesaggi della produzione, composta da professori e studiosi che hanno già condiviso un percorso di studi e confronti. A sottoscrivere lo statuto, a chiusura dei lavori, i 16 soci fondatori, che assieme a quanti si assoceranno entro l’anno, eleggeranno il presidente, il suo vice e il segretario-tesoriere.

“Non a caso è stata scelto come luogo di incontro Perugia e coinvolto il sindaco di Gubbio Filippo Mario Stirati, che ringraziamo per aver partecipato al primo giorno di confronto”. Ha fatto sapere Augusto Ciuffetti dell’Università politecnica delle Marche che, da organizzatore dell’iniziativa assieme al professor Manuel Vaquero Piñeiro dell’Università degli studi di Perugia, ha trattato nel proprio intervento della dorsale appenninica umbro-marchigiana. “Comuni nei quali è centrale il concetto di identità –ha detto-, luoghi ricchi di patrimonio culturale e dai quali non possiamo rischiare lo spopolamento”.

Ma il convegno non è servito solo a dare forma all’associazione, a creare l’opportunità di dialogo tra più storici e studiosi, ma è stata l’occasione per interrogarsi su cosa siano veramente le aree interne, “delle quali si sente spesso parlare –è stato aggiunto nel corso del convegno-, ma delle quali non sempre si coglie a pieno una precisa definizione e un senso comune condiviso. Aree sì rispondenti a dei parametri, ma ricche di storia e di un patrimonio che andrebbe valorizzato attraverso dei progetti che mettano al centro il concetto di bellezza, utilizzando motori di sviluppo come l’agricoltura, l’artigianato e il turismo e riportando in primo piano un modello di rilancio dove la residenzialità sia uno degli elementi essenziali”. E proprio partendo dalla riflessione sull’abitabilità dei luoghi nella storia, l’analisi si è estesa al tema dei terremoti, territori e dinamiche socio-economiche nell’Italia contemporanea, grazie allo studio illustrato per grafici ed immagini dal professor Manuel Vaquero Piñeiro, coadiuvato nell’esposizione dai suoi collaboratori.

Da qui, un vero e proprio cambio di prospettiva per dar vita ad un’analisi consapevole, propositiva e articolata a livello nazionale, che trovi fondamento su uno studio e un lavoro in rete, nel quale ogni territorio si possa arricchire delle peculiari esperienze delle altre territorialità. “In tal senso - ha concluso Ciuffetti a margine dell’incontro facendo sintesi dei vari contributi - diventa strategico lo studio del paesaggio, del contesto nel quale si è sviluppato nel tempo il lavoro e di una riqualificazione del territorio, sia nella riconversione dei siti produttivi in luoghi ad alta attrazione turistica, sia mettendo in sicurezza quelle aree che proprio perché storiche devono essere considerate come un vero e proprio patrimonio da costudire.

Ciò nella conservazione e nella riscoperta di un’identità che, soprattutto nei luoghi del terremoto, assume la forma della piazza, di quel luogo di incontro (l’agorà) che nella storia è servito per fare politica e poi diventato luogo di incontro, confronto e di condivisione di una comunità. Una dimensione, che diventa centrale anche per la nostra associazione, che ha fatto emergere in primis un bisogno da parte di tutti noi: quello di uno spazio dove confrontarsi, con incontri e convegni (come questi giorni), e che sia valorizzato anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Strumenti con i quali l’associazione si prefigge di voler divulgare le proprie idee, mettendole al servizio della collettività. Buon lavoro a tutti noi”.

 

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