economia

All'ombra delle grandi firme rinasce il tessile a Orvieto

martedì 8 aprile 2008
di laura
Dopo la crisi della fine degli anni '90 e dei primi anni del 2000 rinasce, a Orvieto, la tradizionale filiera del tessile. A scommetterci sopra con grande amore e determinazione, è l'imprenditore perugino Edmondo Fanini che, nell'immobile industriale di Fontanelle di Bardano, già sede di ormai “storiche” e passate manifatture – Lebole, Lanerossi, Mabro, MCO – rilancia il settore puntando all'altissima qualità. E' il progetto della sua Sphera Advanced Luxury Lab: e il nome, nell'espressiva sintesi dell'inglese, già dice tutto. Con investimenti per 1,5 milioni di euro e dopo aver assunto e formato gradualmente, a partire da metà 2007, le attuali 60 dipendenti, in gran parte riassorbite dalla crisi della MCO, la Sphera di Fanini si è subito inserita in una fascia di mercato di altissimo livello. “Le Billionaire” di Briatore, Armani, Brioni, Fendi, Trussardi, Ferré, Aquascutum: queste le preziosissime e note griffe per cui l'azienda realizza giacche e cappotti per la linea uomo, competendo nell'unico modo possibile – l'altissima qualità – alla pressione che riversano non solo sul mercato italiano, ma sull'intero mercato europeo, quei Paesi orientali, in particolare la Cina, che possono contare su costi di manodopera nettamente inferiori e, rispetto al settore medio-basso, su tecnologie più diffuse e avanzate. E quella qualità su cui Edmondo Fanini ha puntato, fatta di design, bellezza materica dei tessuti, finezza delle rifiniture, spazio al fatto a mano, emerge da tutti gli avvincenti capi che la sua azienda assembla e realizza: capi che sul mercato superano i 5/6mila euro, e che devono dunque giustificare il prezzo con la preziosità e la raffinatezza di ogni minimo particolare; belli fuori ma, come ogni capo di lusso che si rispetti, ancora più belli nella raffinatezza segreta dell'interno. Questo primo step qualitativo su cui la Sphera ha puntato è stato presentato questa mattina alla stampa da Edmondo Fanini, alla presenza del presidente del Consorzio Crescendo, Fausto Galanello, e dei rappresentanti di Gepafin, Sviluppumbria e Confindustria. La realizzazione di questo ramo industriale di grande prestigio è stata infatti possibile, a Orvieto, proprio grazie all'intermediazione di questi soggetti, oltre che dei Sindacati e delle Istituzioni. Contattato per riassorbire il ramo orvietano, ormai agonizzante, della MCO, Fanini ha infatti deciso, dopo un sopralluogo sul posto, di non riassorbire nulla e di cambiare completamente genere. A spingerlo alla decisione – ha affermato – sono state anche la bellezza del luogo e, soprattutto, il feeling che si è subito stabilito con le operaie che avevano perso il lavoro: qualificate, umanamente positive, particolarmente motivate a riprendere al meglio e con entusiasmo la loro attività. Ma questo non è che l'inizio, perché l'ambizione dell'imprenditore che ama il bello e insegue un prodotto superiore – "un prodotto con l'anima", dice - è quella di creare, anche per il tessile, un marchio Orvieto: il prodotto di qualità Edmondo Fanini con il Duomo sull'etichetta. Quel Duomo che si può agevolmente rimirare dall'ampia vetrata del suo studio. Il sogno, per il quale occorreranno alcuni anni ma non impossibile, è quello di estenderlo all'intero settore della moda. Insomma una vera e propria Silicon Valley del “fatto in Umbria” con la cattedrale di Orvieto per simbolo, un polo d'eccellenza e di raffinatezza esclusiva che vada dal calzino, alla camicia, alle scarpe, alla borsa, e via via, mettendo insieme risorse, persone e competenze, all'intero settore dell'abbigliamento. Il tutto con grande riflessione e prudenza: “perché nel nostro settore non si può sbagliare – conclude – quindi bisogna cercare le persone giuste”.

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