A "Deliciae Fictiles VI" si parla anche di Campo della Fiera
Palazzo Vitelleschi, sede del Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, da giovedì 17 a sabato 19 ottobre ospita la VI conferenza internazionale sulle terrecotte architettoniche e sui sistemi decorativi dei tetti in Italia, "Deliciae Fictiles VI". Una conferenza fra "nuove scoperte, riletture critiche e rassegne dei rinvenimenti", come cita il sottotitolo, patrocinata dal Ministero della Cultura e dalla Direzione Generale Musei, alla quale prenderà parte anche la professoressa Simonetta Stopponi per parlare di un nucleo di antefisse del Santuario di Campo della Fiera, ai piedi della Rupe di Orvieto.
Si spazierà dagli inediti vulcenti, presentati dalla funzionaria archeologa referente di zona per la Soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, e da Carlo Regoli di Fondazione Vulci, databili dall’età etrusca a quella romana, al frammento di acroterio con amazzone a cavallo del tempio di Vigna Marini Vitalini a Cerveteri, di cui nello stesso pomeriggio parlerà la funzionaria archeologa territorialmente competente, Rossella Zaccagnini, insieme a Leonardo Bochicchio.
Zaccagnini e Bochicchio relazioneranno poi anche su altri frammenti di terrecotte architettoniche, parte dei materiali recuperati grazie all’operazione di sequestro del 2026, denominata Symes. Ciò dà spunto anche per ragionare in tema di tutela del patrimonio culturale e archeologico e di contrasto al traffico illecito e di danni al patrimonio stesso ad opera dei cosiddetti tombaroli. Beni trafugati e recuperati, restituiti al luogo di provenienza. E proprio l’operazione Symes ne è un esempio. Prende il nome dal noto trafficante internazionale d’arte Robert Symes e ha permesso di riportare in Italia ben 600 reperti provenienti da furti o prede dei tombaroli e localizzati molti anni dopo in musei, gallerie e collezioni private.
E questi reperti sono vere e proprie deliciae: opere d’arte che richiamano tanto il significato intrinseco nella parola latina di vizi, gioie, piaceri. Capolavori per la loro bellezza, anche nel senso del termine di raffinatezze di stile e dei motivi ornamentali e iconografici. Un vocabolo che racchiude in sé la plurima anima di queste terrecotte; per la valenza artistica, architettonica, funzionale, estetica, ma anche storica e archeologica di fonte di memoria e cultura. Da qui il loro fascino.
Il convegno tarquiniese, inoltre, sarà anche l'occasione per Daniele Federico Maras, già funzionario di questa Soprintendenza e oggi direttore nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze, per presentare nuove riflessioni su un gruppo di lastrine architettoniche dipinte di provenienza ceretana, appartenenti al cospicuo nucleo di materiali recuperati nel 2016 dai Carabinieri TPC e dalla diplomazia culturale, a suo tempo oggetto di una sezione della grande mostra del 2019 alla Centrale Montemartini.
L’attività di tutela della Soprintendenza non si esaurisce con la protezione e conservazione, ma continua con studi e approfondimenti e con la diffusione dei risultati della ricerca.