"Il mondo nella mia penna. La Serpara immaginata" - 2
Ci piace pensare che scrivere non sia un'azione strumentale come tante altre. Ci piace pensare che scrivere sia invece dare direzione ai propri pensieri, sia tendere un filo all’interno del caos che ci attraversa e attraversiamo, sia un modo per dare senso al reale, per carotarlo in profondità.
Ci piace sperare che anche i nostri alunni (le classi I C e I D della Scuola Media "Luca Signorelli" di Orvieto) vivano in questo modo la scrittura, e per questo, come atto conclusivo della consueta Unità Didattica rivolta al Testo Descrittivo, abbiamo pensato di portarli in un luogo straordinario, nel senso etimologico del termine.
“La Serpara”, giardino d’arte fondato da Paul Wiedmer a Civitella d’Agliano, con le sue opere di arte contemporanea (sculture, istallazioni, opere concettuali...) che dialogano con la natura circostante, innestate in essa, era proprio il luogo perfetto per l’esercizio di stupore che avevamo in mente per i nostri alunni: una volta divisi in coppie, dovevano infatti rintracciare l’opera che la sorte, tramite foglietto, gli aveva riservato, e poi, taccuino alla mano, porsi all’ascolto attento dell’opera stessa, provare a penetrarla, e infine costringerla a raccontare la sua storia.
I nostri ragazzi ci hanno davvero stupito: hanno vissuto con serietà e abbandono (le due attitudini non sembrino in contrasto) questa esperienza fuori dal comune riuscendo a sondare il mistero allusivo che molte di queste opere emanano, e poi, lavorando con passione, osservazione e capacità immaginativa, hanno tirato fuori delle “descrizioni narrative” (così per comodità ci è piaciuto chiamarle) che ci sono sembrate talmente belle, originali e soprendenti, che ci è parso un peccato ridurle a sterili voti su registro, per poi relegarle in polverosi fascicoli scolastici.
Ecco quindi il motivo di questa serie in 23 puntate (più o meno due a settimana) per la quale ringraziamo di cuore Davide Pompei e tutta la redazione di Orvietonews.it che hanno accolto con entusiasmo la nostra proposta, nonchè, ovviamente, Paul Wiedmer e Jacqueline Dolder che hanno creato questo luogo di meraviglia e ci hanno accolto con calorosità e gentilezza uniche. I nostri giovani scrittori aspettano i vostri commenti. Buona lettura!
proff. Andrea Caponeri e Annalisa Pierini,
Scuola Media "Luca Signorelli" di Orvieto
FEUERPALAST MIT 21 SAULEN, opera in ferro, elettronica e fiamme di Paul Wiedmer
Giorgia Alfano, Classe I C "Luca Signorelli", Orvieto
Mi trovo davanti a una struttura simile ad un tempio. È arrugginito, ha il tetto bucherellato e tre file di colonne. Mi ricorda i templi romani: probabilmente sarà stato costruito da un archeologo, in ferro. Forse i Romani lo usavano per guardare le stelle attraverso quei buchi? Quello che mi chiedo è: chi lo ha messo lì? Non posso saperlo. Così immagino…
Ero lì nel buio sotto le stelle a pensare. L’aria era fresca. C’erano le lucciole che danzavano con le stelle. Pensai di costruire una specie di casetta, da dove sarebbe dovuta entrare la luce delle stelle. Così, io e dei miei amici costruimmo una statua medio-grande per stenderci sotto. Una volta finita, ci sedemmo sotto la struttura e vedemmo che ogni stella corrispondeva a un buco. Però in questo modo la luce arrivava dritta agli occhi, infastidendoli. Così decidemmo di spostarci e di guardare le stelle senza nessuna struttura davanti. Però pensammo di lasciare ciò che avevamo costruito anche per ricordo. Così quella struttura diventò il nostro posto felice e il nostro luogo segreto.
Filippo Mocetti, Classe I D "Luca Signorelli", Orvieto
Mi trovo davanti a una struttura simile ad un tempio, non è facile trovare delle costruzioni simili a questa. Si trova in un ambiente selvaggio. Questo tempio è circondato da erba alta e vicino c’è un torrente. Questa costruzione sopra ha un tetto bucato e sotto di esso ci sono incise delle lettere. Tre file di colonne lo sorreggono. Questo tempio ha una forma rettangolare ed è arrugginito, nonostante sia stato costruito poco tempo fa. Ho l’impressione, visto che è tutta rovinato, che i proprietari di questo parco decisero di ricostruirlo in metallo cosicché durasse nel tempo, però è stata rovinato dagli agenti atmosferici. Questa costruzione, nonostante sia marrone, che a me non piace, è bella perché è in mezzo alla natura e in un parco pieno di altre sculture e oggetti. Esso è un luogo misterioso e affascinante che può suscitare tante storie, come questa che sto per raccontarvi.
Il re Massimo e sua moglie, Vittoria, tutte le sere si recavano al tempio per celebrare dei riti in cui bisognava cantare per difendersi dai draghi perché, se non li avessero compiuti, li avrebbero attaccati e avrebbero distrutto tutta la città. Una sera Massimo, Vittoria e le sue ancelle si stavano recando al tempio. Giunti lì iniziarono a cantare, ma le donne erano tutte stonate. Allora Massimo disse a Vittoria preoccupato: “Mia cara, che hai fatto alla tua splendida voce? ”. E anche alle sue ancelle: “Anche voi, ancelle care, che vi è successo? ”. Gli risposero tutte in coro dispiaciute: “Scusi signore, ma abbiamo un forte mal di gola. Mi dispiace, ma non potremo cantare per un po’! ”. Appena saputa la notizia, convocò un’assemblea con tutti i cittadini e gli disse: “Cari cittadini, le nostre ancelle hanno un mal di gola e non potranno più cantare! ”. Infine disse: “Si salvi chi può! ”. In tutta la città c’erano persone che urlavano e scappavano. Mentre stavano arrivando dei draghi perché non sentivano cantare nessuno, un’ancella gli disse: “Caro re, so come far passare in fretta il mal di gola. Deve oltrepassare un fiume, superare un labirinto-bosco, scalare un montagna e arrivare alla grotta di un mago che forse ti darà una pozione”. Infine gli diede una mappa. Allora Massimo e dei suoi soldati partirono con delle provviste.
Arrivati alla grotta, feriti e stanchi e dopo aver superato tante prove, entrarono. Dentro il Re incontrò il mago e gli disse supplicandolo: “Ti prego, aiuta me e il mio regno dandomi la pozione speciale per curare le mie ancelle e mia moglie dal mal di gola”. Il mago gli rispose: “Te la darò solo se tu, in cambio, mi darai una casa o un posto dove stare in città. Mi avete sempre trascurato e io vi ho sempre salvato con le mie pozioni!”. Re Massimo rimase fermo e disse tra sé e sé: “Devo salvare il mio popolo! ”. Accettò. Quando tornò a casa, mezza città era già distrutta e Massimo corse dalle sue ancelle e da sua moglie, diede loro un po’ della pozione e ripresero a cantare. I draghi, sentendo la loro voce, smisero di tirare fuori dall’enorme bocca il fuoco e piano piano se ne andarono. Tutto il regno di Re Massimo ritornò alla normalità. Lui continuò ad andare tutte le sere al tempio con le sue ancelle per cantare in modo da far stare lontano i draghi.
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