Alice Rohrwacher a Repubblica.it: "La mia Traviata è come Marilyn"

A Violetta Valéry, iconica "Traviata", la regista Alice Rohrwacher pensa come a una teenager inquieta e sofferta, che dalla purezza delle radici arcaiche e campagnole precipita dentro le spirali dell'amore. E di campagna Alice se ne intende bene, essendo figlia di un apicoltore ("mio padre è anche un musicista", informa) e cresciuta in un ambiente rurale assieme alla celebre sorella, l'attrice Alba. Vede Violetta come una bellezza fragile e bruciata dalle passioni, paragonandola con delicata bizzarria alla "Marilyn Monroe cantata dai versi di Pasolini". Spiega il suo punto di vista con gentile svagatezza, come librandosi in un proprio sogno originale quanto le sequenze dei suoi film, Corpo celeste e Le meraviglie.
È reduce e stremata da "diciassette ore di prove di seguito" a Reggio Emilia, così dichiara. L'opera andrà in scena al Teatro Valli segnando il suo debutto nella lirica il 4 novembre (replica il 6). Sarà poi rappresentata a Modena e girerà nel circuito Asli.co dei teatri lombardi. Formano il gruppo di lavoro il direttore d'orchestra Francesco Lanzillotta, la scenografa Federica Parolini, la costumista Vera Pierantoni Giua e la coreografa Valentina Marini.
Alice, la sua sarà una "Traviata" tradizionale?
"No. Di "Traviate" fedeli alla tradizione e fatte bene ne abbiamo già viste. Però non volevo cambiare l'epoca, come si fa spesso oggi. Più che un ambiente esterno, ho cercato un paesaggio interiore".
Come?
"La messinscena si apre su un set cinematografico dove si gira La Traviata e vediamo la stanza di Violetta Valéry racchiusa in una sorta di valle che però è un contesto irreale. La forma morbida di una collina appare foderata da un tappeto, come se l'interno coincidesse con l'esterno o viceversa. Siamo in un set dell'anima. O nel finale di Otto e mezzo ribaltato: mentre nel film di Fellini c'è una spiaggia con un set e una troupe astratti, qui il set è realistico ma immesso in un'astrazione. Tutto appartiene alla fantasia dell'eroina. I riferimenti concreti alla realtà ci sono, ma dislocati nell'interiorità di lei. Numerosi strati compongono il luogo di questa Traviata, e via via si rivelano trasformandolo e mirando all'espressione profonda della protagonista".
La sua Violetta è ottocentesca?
"Il suo abito fatto da vari abiti lo è. Lo ha creato Miu Miu, per cui realizzai il cortometraggio De Djess. Il vestito è stratificato, e il personaggio cambia visibilmente lungo la storia, seguendo un binario parallelo alle metamorfosi dello spazio scenografico. Non sono ottocenteschi - ovvio - i lavoratori del set, interpretati dal coro feroce e compatto, i cui membri indossano dei camici. Dalla biografia di Alphonsine Plessis, sulla quale Dumas modellò La signora delle camelie cui Verdi s'ispirò per Traviata, affiora la ragazza di un villaggio, quasi una bambina, che costruisce la sua fortuna "in quel popoloso deserto che appellano Parigi", come dice il libretto, e poi fugge dalla città per amore. Sono andata in cerca di una frase che riflettesse Violetta e l'ho trovata in "è strano": la pronuncia nei tre atti e sempre in momenti-chiave, fino a dirla morendo. La stranezza è uno stato dell'adolescenza, quando si cambia senza capire cosa ci accade".
Nel suo film "Corpo celeste" la protagonista è un'adolescente, come la Gelsomina di "Le meraviglie", incorniciata da un mondo agricolo. L'età dei mutamenti e la campagna tornano in questa sua lettura dell'opera verdiana.
"In effetti la vicenda di Alphonsine, e il suo essere un'adolescente, mi hanno avvicinato alla Traviata, scritta da Verdi con la verità e l'urgenza di una storia che gli apparteneva, dato che aveva una relazione con Giuseppina Strepponi in un'epoca che vedeva le cantanti come donne corrotte. Lavorando coi due cast di giovani interpreti, cerco di valorizzare l'aspetto di freschezza di Violetta. Per la rapidità dell'ascesa e la morte prematura, mi rammenta la Monroe, cui Pasolini dedicò una poesia chiamandola sorellina".
A proposito di sorelle, quante volte le hanno chiesto di descrivere il suo rapporto con Alba?
"Troppe! Mia sorella è una persona meravigliosa con cui mi confronto su tutto. Anche ora le mando spesso foto della mia Traviata e ne parliamo".
Sta progettando un nuovo film?
"Ne girerò uno l'anno prossimo. Ma non è tempo di parlarne. Il personaggio principale stavolta sarà maschile".
Nella "Traviata" non le manca il linguaggio cinematografico? Non sente la nostalgia dei poetici primi piani che caratterizzano i suoi film?
"No, perché questa Traviata è piena di cinema: il set fantastico che vediamo sulla scena produce immagini cinematografiche che verranno proiettate nell'opera".
Fonte: Articolo di Leonetta Bentivoglio per Repubblica.it

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