cultura

"Così il Duomo è tornato a splendere". Presentato il restauro dei mosaici della facciata

sabato 30 gennaio 2016
di Davide Pompei
"Così il Duomo è tornato a splendere". Presentato il restauro dei mosaici della facciata

Cobalto e oro, grazia e forza. Raffinata eleganza gotica, in un trionfo di cherubini. Nuovamente visibile, finalmente lucente. Solida e secolare presenza, il Duomo, che pure necessita di continue attenzioni, come un bambino, e di cure, come il più saggio degli anziani che sta lì a ricordare chi è – e chi sono – agli autoctoni e a chiunque, guardandolo, si lascia innamorare. Da statuto, è l'Opera del Duomo a provvedere alla sua manutenzione e conservazione.

Ma, a livello identitario, è l'intera comunità a scoprirsi ancora, a distanza di secoli, legata a quel simbolo, oggetto nell'estate scorsa di un'accurata opera di restauro che, su tutto, ha interessato la cuspide centrale, contenente il mosaico dell'Incoronazione della Maria Assunta in Cielo, titolare della cattedrale. Cornice dell'annunciata presentazione, attesa dopo lo smontaggio dei ponteggi, tenutasi venerdì 29 gennaio e coordinata da Giuseppe Maria Della Fina, in qualità di membro della Fabbriceria, è stata il Museo Emilio Greco. Tra i presenti, in prima fila, accanto alle rappresentanze civili e militari, anche il neo Prefetto della Provincia di Terni Angela Pagliuca.

"Gli interventi – ha esordito l'avvocato Francesco Venturi, presidente dell'Opera del Duomo – vengono ripetuti periodicamente, con cadenza ventennale ma la manutenzione è pressoché costante. Essere riusciti a portare a termine i lavori in quattro mesi, in anticipo rispetto alla data inizialmente prevista, è motivo di grande soddisfazione. Il merito è della sinergia istituzionale che c'è stata fra Soprintendenza, Ministero e tutte le maestranze. A loro, va il nostro ringraziamento".

"Ogni opera – ha aggiunto monsignor Benedetto Tuzia, vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi – ha un committente, ma quando questa viene alla luce con tanta bellezza ne siamo tutti proprietari. In passato era in voga la gara a costruire, oggi quella necessaria di recuperare, difendere, mantenere. La conservazione passa per il recupero della solidità strutturale e cromatica, ma soprattutto per i sentimenti che hanno ispirato quest'opera d'arte, frutto di una grande fede".

I saluti dell'amministrazione comunale sono arrivati dalla vicesindaco Cristina Croce, insieme ai ringraziamenti per il tempestivo intervento, estesi ad enti e singole persone. "Un esempio virtuoso di collaborazione e cooperazione", su cui ha messo l'accento anche Luisa Montevecchi, responsabile del Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l'Umbria. "Si è trattato di un lavoro importante – ha detto, portando i saluti di Stefano Gizzi, soprintendente delle Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria – condotto nel rispetto dei tempi e con il contenimento dei costi. Da parte di tutti c'è sensibilità e attenzione alle necessità di restauro del patrimonio artistico di questa regione. Passione ed entusiasmo delle giovani restauratici, sono un segnale positivo che dà continuità a questa consapevolezza".

Per l'onorevole Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo "il Duomo di Orvieto ha scritto una pagina bellissima, che siamo qui a celebrare come un giorno di festa, reso tale dal rapporto fra istituzioni e con l'assoluta eccellenza del restauro italiano. La manutenzione, anche ordinaria, è la prima chiave per la conservazione. Nel panorama artistico-culturale, e quindi turistico, questa città occupa un posto primario. Da oggi, c'è una ragione in più per ammirarla".

Nel merito del restauro vero e proprio è entrato, quindi, l'architetto Maurizio Damiani, direttore dei lavori attuati dalla Soprintendenza e finanziati dal Mibact, passando in rassegna le diverse fasi subite dal mosaico basato sul cartone del pittore senese Giovanni Bruni da Sano di Pietro. Dal 1532, quando venne completata la costruzione del Frontespizio, al 1992, quando il mosaico venne integralmente staccato, restaurato e ricollocato. E, sei anni dopo, parzialmente restaurato a seguito del terremoto.

"Già nel progetto del 1290 – ha spiegato – compare il disegno del mosaico attuale. La natura del materiale, le tessere di pasta vitrea, presenta di per sé dei naturali problemi di adesione. Motivo per cui tutti i mosaici della facciata sono stati rifatti almeno due o tre volte, in alcuni casi cambiando anche soggetto. Per questo la manutenzione ordinaria dei monumenti contribuisce alla loro salvaguardia. Fin da ora si può iniziare a prevedere un nuovo controllo dei mosaici ma anche del rosone nel 2017-2018".

Tre, gli operai della Fabbriceria che ad oggi provvedono a pulizie e piccole-grandi manutenzioni ordinarie. Otto – Martina Pavan, Giulia Pompa, Samanta Ezeiza, Laura Lanaro, Valentina Giovanardi, Diana Venturina, Catia Marcotulli e Urszula Strugala – le restauratrici della MaCoRè Snc che per quattro mesi hanno lavorato a 51,20 metri d'altezza su una superficie di 68,50 metri quadrati per rimediare a lacune, fessurazioni, distacchi di profondità dei mosaici. E ancora: assenza di malta interstiziale, tessere a rischio di caduta, perdita della cosiddetta "cartellina" e della foglia d'oro, depositi superficiali sulle tessere e tracce di adesivi pertinenti a interventi precedenti.

"Un lavoro di stuccatura e reintegrazione – ha spiegato Martina Pavanavvenuto in situ, dopo un attento studio preliminare dell'opera volto a capire la tecnica migliore per intervenire senza staccare nuovamente il mosaico dal momento che si tratta sempre di un intervento traumatico. I perni in ferro si presentavano particolarmente ossidati, mentre sulla superficie lapidea c'erano muschi e patine biologiche dovuti all'esposizione agli agenti atmosferici. L'iniezione di malte ha permesso di fissare di nuovo alla superficie le tessere, reintegrando quelle antiche, recuperate nei magazzini dell'Opera del Duomo".

"Il tutto – ha proseguito la collega Giulia Pompaè avvenuto con una dettagliata campagna di foto-video documentazione. In passato, l'idea di restauro era legata soprattutto a un fare artigiano. Ora ha assunto un carattere scientifico. Si lavora in équipe, con l'intervento di più tecnici specializzati. La prima problematica è stata mettere in sicurezza i frammenti del mosaico con rischio di caduta, grazie a stuccature e ulteriori protezioni. Nella cornice, è stato eseguito un trattamento biocida con la rimozione di elementi non idonei. Altri piccoli interventi conservativi, non previsti, sono stati possibili grazie alla presenza del ponteggio dotato di ascensore".

Tre, i video proiettati nel corso della presentazione. Due, le curiosità a margine. La prima: il ritrovamento delle tessere antiche, che sono state lasciate sulla cuspide in una "cassaforte" d'eccezione. La seconda: il doppio arcobaleno, apparso negli ultimi giorni di cantiere. Un augurio, forse, a continuare. E, con i ritrovati colori, avere cura di splendere.