cultura

"Orvieto a Giochi senza frontiere" riaccende l'entusiasmo. Dopo il video, il Panathlon pensa al libro

domenica 27 settembre 2015
di Davide Pompei
"Orvieto a Giochi senza frontiere" riaccende l'entusiasmo. Dopo il video, il Panathlon pensa al libro

Più che un programma estivo, un appuntamento fisso. Più che una trasmissione televisiva, un fenomeno trasversale. Per nativi digitali e nati negli anni 2000, "Jsf" resta un criptico acronimo, al pari del "fil rouge" . Gli altri, invece, hanno in testa qualche filza bianca e l'indimenticata sigla dell'indimenticabile "Giochi senza frontiere". Celebrato, venerdì 25 settembre al Caffè Montanucci, a cinquant'anni dalla prima edizione, per l'annunciato appuntamento "Orvieto a Giochi senza frontiere", senza malinconia ma con tanto di motivetto cantato dalla platea e rinnovato entusiasmo generale.

Merito del Panathlon Club di Orvieto che, alla presenza del governatore per l'Umbria Pietro Pallini – complimentatosi per la "validità delle iniziative che arrivano sempre da Orvieto" - e della vicepresidente del consiglio comunale con delega allo sport Roberta Cotigni, ha trasformato in una festa, la rievocazione della tripla partecipazione al programma da parte degli atleti locali. Avvenuta, rispettivamente, negli anni 1965, 1967 e 1980. In Germania, ma anche in una Piazza Duomo gremita. Pochi sanno, forse, che fu Charles De Gaulle a volere che i giovani francesi e tedeschi si incontrassero in un torneo di giochi allo scopo di rafforzare l'amicizia tra le rispettive terre.

Fino a coinvolgere, a poco a poco, anche gli altri paesi europei ogni volta rappresentati da una città diversa, ma sempre pronti a darsi battaglia a colpi di prove fisiche, all'insegna del divertimento e dello spettacolo. Lontani i tempi dell'Euro, la trasmissione ha costituito, così, il primo passo per un avvicinamento tra le nazioni. E, a distanza di anni, continua a suscitare sentimenti forti. Tanto che sull'onda dell'effetto nostalgia, in oltre 5500 hanno già firmato la petizione per chiederne un ritorno – improbabile, viste le difficoltà logistiche di dirette contemporanee e differite televisive, ma non impossibile – sugli schermi.

Ad accendere di emozione quelli del Caffè Montanucci, dove tuttora è in rotazione, il video realizzato dal club in stretta collaborazione con Engineering. Commentato e contestualizzato tra i ricordi dei presenti dal presidente della Fidal Umbria Carlo Moscatelli, nella delegazione di atleti che partecipò nel 1980. "Un regalo – ha sottolineato la presidente Rita Custodinon solo agli sportivi di allora, ma all'intera città. L'idea è nata a maggio scorso. Con Alessandro Trapassi, siamo riusciti a reperire rari filmati attraverso le video-cineteche tedesche. Due di questi, sono in bianco e nero. Quello del '67 di qualità mediocre. Ma ci sono anche molte foto messe a disposizione da chi partecipò ai giochi in quegli anni, arbitri di Orvieto e familiari. L'obiettivo finale è quello di realizzare, entro Natale, un volume che le raccolga, insieme a commenti, ricordi e testimonianze".

Ha già fatto qualcosa di simile, con rigore scientifico da enciclopedia e curiosità emotiva da affezionato, don Gianni Magrin, autore del libro "Trent'anni di Giochi", pubblicato nel 2004 da Edizioni CentroOffSet. "Giochi senza frontiere – ha confidato – era la passione di quando ero bambino. Poi, diventato adulto, ho conosciuto le meraviglie del dietro le quinte e stretto amicizia con produttori, preparatori atletici, concorrenti che partecipavano non per soldi o visibilità ma per il piacere di vivere un momento di gioco collettivo, abbattendo realmente le frontiere. Di fondo, c'era la volontà di trasmettere quello che i Giochi, nella loro genuina semplicità, hanno rappresentato per mezzo secolo: l'incontro di giovani di mezza Europa. Non per abbracciare fucili, ma per giocare insieme. Un valore comunitario, oltre che rivoluzionario". Liberatorio, prima ancora che necessario.

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