cultura

Con "Flashdance" la Compagnia Mastro Titta vive di nuovo il suo sogno al Mancinelli

lunedì 13 ottobre 2014
di Davide Pompei
Con "Flashdance" la Compagnia Mastro Titta vive di nuovo il suo sogno al Mancinelli

C'è un esercito sul palco. Un plotone che, a più riprese e per oltre due ore, balla, canta e si dimena. C'è Silvia Chiolle sotto ricci anni '80, scaldamuscoli e body nero a prestare fragilità, forza e passetti martellanti ad Alex Owens, nella versione teatrale del film musicale "Flashdance". Il paragone con la pellicola diretta da Adrian Lyne che ruota tutta intorno a Jennifer Beals e alla sua smisurata voglia di danza – "c'è differenza rispetto al ballo" – celebrata con buona dose di retorica come inno alla vita, favola di riscatto sociale, passione, sudore e sacrificio, è continuo.

Non manca nulla, nemmeno la scena cult – riuscita – della doccia. Ma la trasposizione tornata in scena dopo il debutto di maggio grazie alla Compagnia Mastro Titta sabato 11 e domenica 12 ottobre sul palco del Mancinelli – "un palco non vale l'altro" e quello di casa resta il più importante, se trasformato in fabbrica, strada metropolitana, nightclub o vecchio magazzino adibito ad appartamento – gode di ricchezza spettacolare, pur nell'essenzialità scenografica, e autonomia rappresentativa tutte sue.

Tradiscono la natura amatoriale, qualche audio che non arriva proprio nitido, coperto com'è dalle pulite note degli Ultimo Secondo Live Band, e qualche incertezza in alcuni movimenti meritevoli di maggiore enfasi. Il resto, però, è musica, colore, energia allo stato puro. Ma anche sentimento rarefatto dentro l'abbraccio di un padre ritrovato ai bordi di una pista di pattinaggio sul ghiaccio o nella consapevolezza che "chi rinuncia ai propri sogni è costretto a morire" di una soubrette allo specchio.

Orgoglio e fame portano avanti una storia - d'amore, in ogni sua forma - che avrebbe funzionato lo stesso anche con mezz'ora di meno. Sceglie, ugualmente, di prendersi quei trenta minuti la sapiente direzione artistica firmata Paola Cecconi. "She's a maniac". Lei sì, della perfezione e dei finali in grande stile. Qui, sulle immancabili note da Oscar di "Flashdance...What A Feeling" che agitano tutti dalla cameriera Jeanie Szabo all'aspirante attore Richie Blazik fino al "padrone" Nick Hurley. "Dentro di sé – è il messaggio esplcito che la Compagnia vuole trasmettere – ognuno ha una strada da percorrere, un sogno che deve essere vissuto e raggiunto, non lasciato chiuso in un cassetto".

L'entusiasmo di chi sta in scena fa il resto. "Chiudi gli occhi e prova a vedere la musica" suggerisce la protagonista diciottenne che, dismessi i panni di saldatrice, affronta a testa alta l'audizione nell'Accademia di Danza più prestigiosa del Paese. Li apre, invece, il pubblico di parenti e amici, ma anche curiosi e appassionati di musical stupiti - o forse abituati - ancora una volta dell'alto livello degli allestimenti, realizzati con artisti non professionisti ma professionali dalla Compagnia affiliata alla Uisp, e in collaborazione con Unitre e Airc.

Lo spettacolo, il secondo della stagione teatrale del Mancinelli dedicata alle "Coesioni", è inserito inoltre nell’ambito dei progetti e delle attività a favore della quarta edizione di "Amateatro", il torneo di teatro amatoriale che, per la prima volta, nel 2015 coinvolgerà un'area più vasta andando ad interessare non solo Orvieto ma anche Acquapendente, grazie alla collaborazione con il Teatro Boni, ed Abbadia San Salvatore grazie alla collaborazione con il Cinema Teatro Amiata. "Il pubblico paga per vivere emozioni". I sogni, invece, li regala Mastro Titta.

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