Inaugurata la mostra "Omaggio a Lorenzo Maitani, universalis caputmagister della Fabbrica del Duomo di Orvieto"
E' stata inaugurata nel pomeriggio di sabato, con una presentazione presso il Museo Emilio Greco e una successiva visita guidata ai Palazzi Papali, la mostra Omaggio a Lorenzo Maitani, universalis caputmagister della Fabbrica del Duomo di Orvieto che resterà allestita fino al 13 novembre 2010. Si tratta di pochi, preziosi documenti e di due magnifiche crocifissioni scolpite che vogliono celebrare e ricordare la figura del grande architetto senese in occasione dei 700 anni del suo arrivo a Orvieto quando, nel 1310, giungeva in città chiamato per salvare il Duomo che vacillava. Fu allora che, con una serie di cambiamenti architettonici, Maitani dette alla cattedrale la forma e l'impronta che ancora oggi ammiriamo, contribuendo con la sua opera scultorea anche alla sua decorazione.
Nelle sale dei Palazzi Papali vengono presentati, all'ingresso accanto allo splendido gruppo scultoreo della Maestà, i cui angeli reggicortina furono fusi negli anni della presenza a Orvieto di Maitani, due corposi registri di pagamento e inventari relativi alla fabbrica della Cattedrale, proprietà degli archivi dell'Opera del Duomo e, per concessione dell'Archivio di Stato di Orvieto, l'emozionante supplica del Consiglio del Capitano del Popolo in cui si stabiliva di concedere la cittadinanza orvietana a Maitani, salvatore del Duomo, e alla sua famiglia.
Nella Sala delle Sinopie, sono invece esposti i disegni trecenteschi in pergamena della facciata della Cattedrale orvietana prima e dopo le trasformazioni apportate da Maitani, con ogni probabilità i più antichi progetti di tutta la storia dell'architettura. Nella stessa sala la mostra propone a raffronto due grandi, splendidi Crocifissi messi in relazione con l'attività orvietana di Lorenzo Maitani, attribuibili, per le caratteristiche plastiche e di pacata umanità, a quel "Maestro gentile" del Duomo in cui alcuni ravvisano Maitani stesso: uno conservato nella Sacrestia del Duomo, l'altro nella chiesa di San Francesco. Quest'ultimo, trattato con un restauro temporaneo, necessita di una più accurata opera di conservazione: un'occasione dunque, la mostra, per mostrarne più da vicino e a un più vasto pubblico le pregevoli caratteristiche, nella speranza di sollecitare, presso gli enti preposti, l'attenzione per un risolutivo intervento.
Dopo i saluti istituzionali del Presidente dell'Opera del Duomo Francesco Venturi, del Vescovo Monsignor Giovanni Scanavino, del Presidente della Fondazione CRO Vincenzo Fumi e del Sindaco Antonio Concina, la parola è passata ad alcuni studiosi del Duomo.
Il Professor Vittorio Franchetti Pardo, dell'Università di Roma "La Sapienza", ha illustrato i mutamenti apportati al Duomo da Lorenzo Maitani. Dopo il 1290, quando il papa Niccolò IV impartì la sua benedizione alla prima pietra, maestranze cosmopolite avevano innalzato la costruzione fino all'imposta del tetto, realizzando parte della facciata con le sue decorazioni marmoree, e i fianchi che formavano corpo unico con il transetto, resi armoniosi da sei cappelline estradossate e da un'abside semicircolare.
Poi la brusca interruzione avvenuta ai primi anni del Trecento, probabilmente per problemi strutturali, quindi la rinascita del cantiere con l'arrivo in città, nel 1310, di Lorenzo Maitani. L'architetto senese impose un cambiamento profondo nell'impostazione progettuale, considerato oggi esito di una "crisi generazionale" e di un mutamento del gusto. La novità portò alla costruzione della tribuna quadrangolare al posto dell'abside e delle due grandi cappelle sui bracci laterali del transetto.
L'Architetto Maurizio Damiani, della Soprintendenza BAP dell'Umbria, si è invece soffermato sulle caratteristiche dei due disegni in pergamena della facciata del Duomo esposti, mostrandone, a fronte del valore estestico, quello scientificamente architettonico, basato su un rigido sistema di proporzioni.
Il Professor Corrado Fratini, dell'Università degli Studi di Perugia, ha analizzato i due Crocifissi lignei mostrandone, a raffronto con altre opere di ispirazione giottesca, i tratti che inducono a ravvisare nelle due sculture una profonda evoluzione del gusto, oltre che una sorprendente ed appassionante anticipazione di quello che sarà l'Umanesimo.
Pochi, preziosi, emozionanti pezzi su cui vale la pena soffermarsi e riflettere, che evocano la nascita, o meglio la rinascita, di quell'incommensurabile capolavoro a cielo aperto che è il Duomo, e che possono essere l'occasione per scoprire o riscoprire, intorno al nucleo della Cattedrale, l'intero percorso del MODO - il Sistema Museale dell'Opera del Duomo - dal Medio Evo fino all'ultimo grande intervento: le porte bronzee di Emilio Greco.