"Mamma è malata di sclerosi, non voglio che muoia sola in clinica"

Di seguito la lettera-appello di Virginia Virilli, la cui madre malata vive in una residenza protetta di Castel Giorgio dove un anziano è risultato positivo al Covid-19.
"Mia madre si chiama Mirella Picotti. Lo voglio scrivere oggi perché potrebbe essere una delle ultime volte che ho l'occasione di nominarla mentre è ancora in vita. Sono quarant'anni che è malata di sclerosi multipla, quindi la malattia a me, a lei, a mio padre, e a tutto quel poco che rimane della mia famiglia non ci spaventa: mia madre ci ha regalato tutto quello che un essere sensibile può regalare mentre dialoga con una malattia degenerativa.
Ora si trova in una residenza protetta a Castel Giorgio, il posto in cui vive da 7 anni, che fino a qualche settimana fa era un rifugio meraviglioso sull'altopiano ventoso di Orvieto. Ci abbiamo messo un anno io e mio padre a cercare una struttura che potesse ospitarla con dignità quando noi per ragioni logistiche non ce l'abbiamo più fatta. L'abbiamo trovata: Residenza "Non ti scordar di me", la fondatrice Vera Benella e la sua famiglia, la Dottoressa Conestabile, la Dottoressa Parnetti, Sabrina e tutti gli operatori e gli infermieri che sono diventati negli anni un prolungamento della nostra famiglia.
Ora, mentre scrivo - dopo aver registrato il primo caso positivo Covid-19 fra gli ospiti, attualmente ricoverato nelll'ospedale di Terni - stanno lottando con tutte le loro forze, da soli, senza alcun sostegno logistico da parte dello Stato e della Protezione Civile, senza che gli siano stati nemmeno forniti i dispositivi minimi di protezione personale, affinché tutto quello che hanno creato non finisca all'inferno. Come è successo a Cingoli nelle Marche, a Mortegliano in Friuli, a Mediglia vicino Milano.
La lotta contro una malattia non mi spaventa, mi spaventa non poter lottare. E siccome io ora per mia madre non posso farlo, pretendo che qualcuno lo faccia per me: pretendo che venga speso subito un pensiero concreto, ad attuazione immediata, su come dare sostegno a strutture di eccellenza come quella in cui risiede mia madre, che - attenzione - non sono centri in cui parcheggiare anziani in fin di vita , sono preziosi microcosmi che si fanno carico di reinventare il nostro rapporto con la vecchiaia e le malattie.
Pretendo che per tutte strutture simili in Italia, venga creato subito un protocollo ad hoc da fornire ai direttori sanitari, precise istruzioni e supporto logistico per eventuali compartimentazioni, disponibilità di tamponi per tutti se necessario, tenendo conto del fatto che gli individui ospitati sono tutti strettamente dipendenti da un aiuto che non può per logica essere privo di contatti fisici diretti.
E soprattutto pretendo che questo non passi solo come l'appello accorato di una figlia che non vuole che sua madre muoia sola e senza la possibilità di rivederla, ma anche come una richiesta scontata che non avrei dovuto aver bisogno di scrivere”.

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