cronaca

Disposta l'autopsia sul corpo degli operai morti. Parla il legale della ditta orvietana

martedì 29 luglio 2014
Disposta l'autopsia sul corpo degli operai morti. Parla il legale della ditta orvietana

Potrebbe essere stato un mix tra il percolato che i due operai stavano svernando nell’autocisterna e i residui di un'altra sostanza presente nel mezzo ad aver ucciso Fabio Lisei e Roberto Papini.

Questa una delle ipotesi che emerge dai primi accertamenti avviati in seguito all’incidente avvenuto nella mattinata di lunedì 28 luglio alla Kyklos di Aprilia in cui hanno perso la via i due autotrasportatori di San Lorenzo Nuovo e dipendenti della ditta Mira di Orvieto impegnati nelle operazioni di prelievo del percolato - "rifiuto liquido derivante dal trattamento di rifiuti non pericoloso" come ha spiegato in una nota la Kyklos -, operazioni che eseguivano quotidianamente.

Secondo i primi accertamenti effettuati dagli inquirenti pare che i due operai non indossassero la mascherina, particolare questo su cui si sta concentrando l’attenzione delle forze dell'ordine. Altri elementi utili a chiarire il quadro potrebbero arrivare ora dagli accertamenti e dalle analisi per stabilire cosa contenesse l’autocisterna che i due autotrasportatori dovevano caricare di percolato, sequestrata nella giornata di ieri, lunedì 28 luglio, e dagli esami tossicologici. “Un evento imprevedibile. Il percolato è un rifiuto speciale non pericoloso”, ha spiegato l’avvocato Angelo Di Silvio, legale della ditta di autotrasporti orvietana per la quale lavoravano Fabio Lisei e Roberto Papini.

Stando a quanto ricostruito dai carabinieri che indagano sulla tragedia, le vittime erano due operai di esperienza, dipendenti della ditta “Mira” di Orvieto che ha avrebbe acquisito il lavoro in subappalto dalla EcoSpazio 2000, titolare del contratto. “Quando la EcoSpazio non ce la fa con le consegne — ha spiegano l’Acea in una nota — sappiamo che l’azienda si appoggia alla Mira, ma con un subappalto da noi controllato”.

Fabio Lisei di 44 anni e Roberto Papini di 42 anni, entrambi residenti a San Lorenzo Nuovo, sposati e padri di due figli, erano giunti ad Aprilia nelle prime ore della giornata di lunedì 28 luglio per prelevare il percolato e caricarlo nelle cisterne. Il fatto, come accertato dalle prime indagini, che non stavano utilizzando delle mascherine di protezione pare sia permesso dalla procedura in quanto il materiale che stavano inserendo nella cisterna non sarebbe tossico. Da verificare, invece, la circostanza riscontrata dai primi sopralluoghi effettuati da Carabinieri, Asl e Vigili del Fuoco, sul fatto che uno dei due operai sarebbe salito sopra la cisterna e, forse, avrebbe raggiunto una delle valvole del contenitore.

A chiarire le dinamiche delle procedure da utilizzare è il legale della ditta orvietana. “Generalmente è classificata come un rifiuto speciale non pericoloso – spiega l’avvocato Di Silvio dalle colonne di Tusciaweb.it -. Durante il trattamento è previsto solo l’uso di guanti e non di maschere o attrezzatura altamente protettiva: non trattandosi di sostanza tossica, incidenti come questo non sono previsti. A meno che non si riscontrino anomalie nel liquido e questo, al momento, non possiamo saperlo”.

L’Arpa, infatti, ha prelevato campioni da analizzare in laboratorio. Mentre per avere un’idea precisa delle cause della morte e del tipo di sostanza respirata dagli operai, bisognerà aspettare l’autopsia che potrebbe essere effettuata nella giornata di domani, mercoledì 30 luglio. “Gli operai avevano utilizzato gli stessi camion anche venerdì – spiega Di Silvio -. In più, dai primi rilievi, sembrerebbe che l’incidente non sia avvenuto subito, all’apertura della cisterna, ma quando hanno iniziato a riempirla di percolato. Chiaramente, gli accertamenti sono ancora in corso”.

“L’impresa ha un suo documento di rischi, un piano operativo di sicurezza e i lavoratori sono dotati di un apposito kit con i dispositivi di protezione individuale. Anche i mezzi di trasporto risultano a norma. Non possiamo che attendere gli esiti dell’indagine. Nel frattempo, l’azienda è vicina alle famiglie degli operai”.

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