cronaca
Si è spento il vulcano Zaira.
mercoledì 25 luglio 2007
di davidep
Un fisico asciutto, minuto, stretto in eleganti completini pastello dalle gonne a pieghe, con scarpe col tacco e borse abbinate. Una folta chioma bianca, domata a fatica. Le mani lievemente tremanti, una parlantina colorita e vivace. Un naso importante e due occhi vispi che le brillavano, lasciando intendere che la vulcanica mente stava già partorendo qualche nuova idea, tradendo così l’energico spirito di chi, malgrado qualche acciacco, non si arrende facilmente all’incombere dell’età. Negli ultimi tempi l’udito non era perfetto, ma il sorriso gioviale ed espansivo, con cui inframezzava lucidi monologhi, appagava e ricaricava il fortunato interlocutore che aveva modo di ascoltarla. A pochi giorni dalla perdita della storica titolare del Caffè Montanucci, un caldo luglio inoltrato ha spento anche un altro insostituibile pezzo di quella discussa e sentita orvietanità.
La signora Zaira Parretti Marchesini, per tutti, da sempre, semplicemente “la Zaira”, era una maestra paziente, all’occorrenza severa, ma sempre pronta ad ascoltare e capire le esigenze dei propri allievi, ai quali era profondamente affezionata. Specie ai volenterosi di campagna, mal nutriti e mal vestiti, che prima di recarsi a scuola si alzavano prestissimo e sbrigavano tanti lavoretti per aiutare le famiglie povere. Aveva nomignoli per tutti, e al violento metodo degli schiaffi contrapponeva una più pacata logica dell’impegno, del sacrificio e della costanza, riservandosi anche l’aggregante momento di una risata collettiva, magari di fronte a una zuppa inglese, e l’avanguardista abitudine di leggere e commentare il giornale in classe.
Verace animatrice del Salotto Bonelli, umile ma non per questo fragile, la Zaira è stata una delle più attive partecipanti alle iniziative dell’Università della Terza Età e ha tradotto il suo instancabile impegno professionale in un appassionato lavoro di ricerca con cui ha accresciuto la propria saggezza, ma anche arricchito e omaggiato la sua Orvieto. Negli anni, tra i sughi e gli odori della cucina, non ha mai smesso di scrivere delicate poesie e libri in dialetto, raccogliendo cenni sulla cultura contadina, testimonianze della tradizione orale, proverbi e modi di dire dell’orvietano.
Celebre, la sua riscrittura “moderna e locale” dell’Inferno dantesco, nel rispetto della struttura dei versi del sommo poeta, impreziosita dalla sagacia sferzante della sua fluente penna. “Mi piace la mia città – scriveva – il suo modo d’esprimersi, le espressioni, le usanze e vorrei che niente fosse dimenticato, perché fanno parte della nostra cultura, delle nostre radici. Almeno in quest’ottica, il mio lavoro potrà avere un piccolo apprezzamento”. Noi vorremmo che tra il non-dimenticato, ci fosse, senza retorica alcuna, anche la Zaira.
I funerali si svolgeranno giovedì 26 luglio alle ore 17 presso la Chiesa Parrocchiale di Sant’Andrea. Nel riproporre
l’intervista che ci rilasciò nel novembre 2005, la redazione di Orvietonews.it si unisce al dolore dei familiari e di tutti coloro che hanno amato la signora Marchesini.
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