Mega processo per l'operazione Chaos
E' stata una delle indagini più impegnative alle quali abbia lavorato negli ultimi anni la procura orvietana, ma adesso se ne vede finalmente la luce. Si tratta dell'operazione Cahos che, nel dicembre di due anni fa, portò all'emissione di ventisei ordini di custodia cautelare a carico di altrettanti ragazzi dell'Orvietani, tutti accusati di far parte di una rete di spaccio di droga. Adesso il sostituto procuratore Anna Maria Grimaldi si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per un numero anche maggiore di persone arrestate nel dicembre del 2002.
Si tratterebbe infatti di una quarantina tra ragazzi e ragazze. "Gli ordini di custodia cautelare vennero emessi a carico di ventisei persone, ma il successivo sviluppo delle indagini aveva portato ad identificare ed indagare in stato di libertà altri soggetti" spiega la dottoressa Grimaldi. In un secondo momento rispetto allo spettacolere blitz di dicembre infatti, era scattata l'altra fase della Cahos nel corso della quale - grazie anche ad alcune informazioni che sarebbero emerse in sede di interrogatorio di alcuni arrestati - erano state iscritte nel registro degli indagati un'altra trentina di persone. Da allora ad oggi sono state vagliate le loro posizioni una ventina delle quali sono state archiviate a causa della mancanza di riscontri alle ipotesi di reato.
La dottoressa Grimaldi conferma anche che i motivi delle lungaggini dell'indagine preliminare sono dovute alla necessità di effettuare centinaia di trascrizioni delle intercettazioni telefoniche. Nel corso dell'udeinza preliminare è probabile che i difensori avanzeranno alcune richieste di patteggiamenti e di rito abbreviato per i propri assistiti. Come si ricorderà, gli ordini di custodia cautelare richiesti dalla procura erano 28 e non 26. I due soggetti che mancavano all'appello erano i nord africani che, secondo l'ipotesi dei carabinieri, sarebbero stato coloro i quali rifornivano (sembra da Perugia) la rete dello spaccio locale. La stragrande maggioranza dei ragazzi ottenne gli arresti domiciliari già poche ore dopo essere stata portata in caserma e nel penitenziario di via Roma.

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