"Il Vulcano di Monte Amiata" e il ruolo della geologia nella gestione del territorio

Da almeno 180.000 anni non fa sentire la sua voce. L'ultima eruzione risale, infatti, al Pleistocene Superiore. Un colosso di lava, oggi assopito, che trattiene, dentro di sé, calore ed energia e riposa sotto un manto di faggi e castagni, conservando memoria, oggetti, leggende e tracce di uomini e donne semplici e forti. Contadini e cacciatori che lo hanno popolato a partire da 3/5.000 anni avanti Cristo.
Boscaioli, carbonai e falegnami che hanno sempre trovato nel bosco la loro fonte di sussistenza. Dei passati tumulti dell'antico vulcano appartenente all'Antiappennino toscano rimangono imponenti massi trachitici ingentiliti da cappotti di muschio. Dall'alto dei suoi 1738 metri, la montagna madre "non evoca la drammaticità di picchi e pareti di roccia, piuttosto, nella sua imponenza, esprime armonie delle forme e degli spazi".
La bellezza del paesaggio, il significativo indice di biodiversità, le eccellenze enogastronomiche ma anche gli interessi degli Etruschi per proseguire con gli Aldobrandeschi e i Medici sono la conseguenza diretta di quelle colate di cenere, lapilli e lava. Cenni storici e suggestioni narrative, ma soprattutto il racconto scientificamente rigoroso del ruolo della geologia nella conoscenza e gestione di un territorio unico.
C'è tutto questo ne "Il Vulcano di Monte Amiata", la monografia presentata martedì 30 ottobre nella Sala Consiliare di Arcidosso, uno degli otto Comuni, distribuiti tra le province di Siena e Grosseto che insieme ad Abbadia San Salvatore, Castell'Azzara, Castel del Piano, Castiglione d'Orcia, Piancastagnaio, Santa Fiora e Seggiano sorge nelle valli prossime alla vetta.
Se vengono considerati, poi, anche quelli che fanno parte dell'Unione dei Comuni del Monte Amiata, sia sul versante grossetano – Cinigiano, Roccalbegna, Semproniano – sia sul versante senese – Radicofani e San Quirico d'Orcia – si raggiunge una popolazione che supera i 34.400 abitanti. Relativamente pochi al cospetto di tanta grandezza.
Il volume, nato per volontà della Regione Toscana e già presentato all'Auditorium di Sant'Apollonia di Firenze, è stato curato da Claudia Principe, prima ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, da Guido Lavorini, geologo SITA – Regione Toscana, e da Luigina Maria Vezzoli dell’Università degli Studi dell'Insubria, Como, ed Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa.
Le pagine raccolgono dati ed esito degli studi svolti da geologi e ricercatori e consentono di conoscere in maniera completa e circostanziata il vulcano quaternario toscano. La pubblicazione dedicata alla vulcanologia dell'Amiata rappresenta la conclusione di un progetto attuato dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse, nell’ambito del Consorzio LAMMA, fra Regione Toscana e CNR.
La sua presentazione, un'occasione per una tavola rotonda dove si è discusso sul ruolo della geologia nella gestione del territorio. A misurarsi sul tema Mauro La Russa, professore associato presso l’Università della Calabria e Claudia Principe, in duplice veste di autrice e di esponente del Consiglio Nazionale delle Ricerche ma anche rappresentanti istituzionali.
Jacopo Marini e Adriano Crescenzi, rispettivamente sindaco e assessore alla cultura del Comune di Arcidosso e Daniele Rappuoli, direttore del Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore. L’evento, aperto alla libera partecipazione, è stato organizzato dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa e il DiBEST dell’Università della Calabria.
"Inserendosi – ha sottolineato il primo cittadino – nella tradizione congressuale di alto livello che aggrega qui scienziati provenienti dal mondo delle eccellenze universitarie e della ricerca di grande spessore, come i tanti studiosi del CNR e della Scuola Normale Superiore di Pisa con cui Arcidosso intrattiene relazioni costanti e proficue. Un'opportunità con cui approfondire ancora meglio tutte le meraviglie della nostra montagna".

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